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 2024  novembre 08 Venerdì calendario

Monte degli Ulivi: scontro Israele-Francia


La polizia israeliana ha fatto irruzione nella chiesa del Pater Noster, sul monte degli Ulivi a Gerusalemme, che ospita anche i resti del bizantino santuario di Elona, e ha detenuto, per alcune ore, due gendarmi francesi. La chiesa è uno dei quattro domini extraterritoriali francesi a Gerusalemme e dintorni che l’Eliseo rivendica come propri, in virtù di atti di donazione risalenti al secolo scorso.Secondo la ricostruzione, sul posto doveva esserci la visita del ministro francese degli Esteri Jean-Noel Barrot. Due gendarmi in abiti civili erano in avanscoperta per ragioni di sicurezza nel sito. Agenti della polizia israeliana li hanno arrestati. A questo punto, il ministro non ha potuto più proseguire nella visita. «Non entrerò nel dominio di Eleona perché le forze di sicurezza israeliane sono entrate con le armi, senza previa autorizzazione francese e senza accettare di andarsene oggi», ha detto Barrot sulla scena, definendo lo stallo “inaccettabile”. «Questa violazione dell’integrità di un dominio affidato alla Francia rischia di indebolire i legami che sono venuto qui a coltivare con Israele», ha aggiunto. Il ministero degli Esteri a Parigi ha successivamente affermato che l’ambasciatore israeliano è stato convocato per l’incidente. Non è chiaro perché la polizia israeliana sia entrata nel sito.L’episodio ricorda due famosi precedenti che hanno interessato i presidenti Chirac e Macron. Il primo, nel 1996, passeggiava per le strade di Gerusalemme quando se la prese con i poliziotti israeliani che lo provocavano: «Che volete, che prenda l’aereo e me ne vada? Questi non sono modi». Ventiquattro anni dopo, l’attuale inquilino dell’Eliseo stava per entrare nella chiesa di Sant’Anna, nella città vecchia, mentre la polizia israeliana insisteva per entrare con lui. Macron in quella occasione disse agli agenti che non gli piaceva quello che facevano, il loro atteggiamento, come si comportavano, e li invitò a rispettare le regole e ad uscire dalla proprietà francese. «Conosco le regole, lasciatemi passare. Keep cool».La Francia è stata la prima potenza, nel 16º secolo, a firmare capitolazioni con l’Impero Ottomano, che ha governato per secoli Gerusalemme, ottenendone in cambio diritti di residenza e possessi in terra Santa. Con la caduta dell’impero ottomano, nel 19º secolo, si ribadirono le stesse prerogative dei luoghi santi già esistenti dal 1852 con lo “Status quo”, che confermava le pratiche consuetudinarie esistenti nel 1757 in termini di controllo e accesso a questi siti da parte delle varie confessioni cristiane. Lo Status quo dura ancora oggi e regola l’accesso ai luoghi religiosi, cristiani e non, a Gerusalemme.La Francia si è sempre fatta forte di queste donazioni ricevute dall’impero ottomano e ha dichiarato quattro di queste suoi territori, suoi domini: la chiesa di Sant’Anna con la piscina probatica (il luogo dei siparietti con Macron e Chiraq); la chiesa del Pater Noster e Santuario di Eleona sul Monte degli Ulivi; la tomba dei Re a Gerusalemme dove insiste un luogo religioso ebraico, e l’abbazia benedettina di Abu Gosh, nei pressi di Gerusalemme. Su tutti questi siti sventola il tricolore parigino e il territorio è considerato di proprietà dai francesi. Non così da Israele: la Knesset non ha mai ratificato la proprietà di questi luoghi, che restano quindi appesi a una rivendicazione storica.Netanyahu ha più volte ribadito di non voler cambiare lo status quo dei luoghi santi di Gerusalemme. È probabile che l’azione contro i gendarmi alla Chiesa del Pater Noster sia una ripicca israeliana alle posizioni di Macron su Gaza. Il presidente francese, infatti, non è stato, a differenza di altri Paesi europei, come la Germania, molto cooperativo e accondiscendente con le scelte di Netanyahu sulla gestione del conflitto, invocando anche un embargo nella fornitura di armi.