Corriere della Sera, 8 novembre 2024
Trump parlerà presto con lo zar
Donald Trump ha detto ieri di aver parlato già «probabilmente con 70 leader internazionali» tra cui l’ucraino Vladimir Zelensky e l’israeliano Benjamin Netanyahu, a partire da mercoledì mattina, il giorno dopo la vittoria nelle elezioni presidenziali. Trump ha aggiunto di non avere ancora parlato con il presidente russo Vladimir Putin. «Penso che ci parleremo», ha detto alla giornalista della Nbc. «Molto presto», inoltre, ci sarà un pranzo con Joe Biden, con cui si sono già sentiti per telefono. Una conversazione «positiva e rispettosa da ambo le parti», così come quella con la vicepresidente Kamala Harris, sconfitta nelle elezioni. Harris ha sottolineato di sperare in una transizione tranquilla. «Sono d’accordo al 100%», ha detto Trump.
Il presidente-eletto ha un periodo di transizione di 75 giorni per costruire la sua squadra prima dell’insediamento alla Casa Bianca il 20 gennaio. Le telefonate del «team di transizione» sono già iniziate; ci sono gruppi diversi che mettono a punto gli obiettivi politici e le possibili scelte del personale in dipartimenti diversi, come Giustizia, Economia o Difesa. Trump ha incontrato il team già ieri e oggi e lo farà ogni giorno, poiché vorrebbe annunciare le prime nomine al più presto, in particolare quella del ministro della Giustizia. Già ieri ha nominato capo dello staff della Casa Bianca Susie Wiles, che è stata la manager della sua campagna elettorale. Uno dei primi compiti è quello di riempire circa 4.000 posizioni governative: si tratta di nomine politiche che vanno dal segretario di Stato e gli altri capi di gabinetto fino alle posizioni part-time in commissioni e consigli. Circa 1.200 di queste nomine richiedono la conferma del Senato, un passaggio che dovrebbe essere più semplice visto che il controllo sta passando ai repubblicani.
Nell’intervista con Nbc, Trump ha detto di essere stato eletto con un mandato, quello di riportare «il senso comune» nel Paese, e ha sottolineato che c’è stato un «riallineamento» dell’elettorato, che lo ha portato a riscuotere maggiori consensi rispetto al 2020 anche tra elettori ispanici, giovani, donne e asiatici: «È successo perché i democratici non sono in linea con le idee del Paese. Non puoi parlare di togliere i fondi alla polizia e di questo genere di cose».
Una delle sue priorità, dopo l’insediamento, sarà rendere il confine «forte e potente» anche se «allo stesso tempo vogliamo che le persone vengano nel nostro Paese – ha sottolineato Trump —. Non sono uno che dice: no, non venite». Quando gli è stato chiesto quale sarà il costo del suo piano per le deportazioni di massa, che secondo le sue promesse in campagna elettorale sarà «il più grande della storia americana», il presidente-eletto ha risposto: «Non è questione di costo, non abbiamo scelta». E ha aggiunto: «Quando le persone hanno ucciso e assassinato, quando i signori della droga hanno distrutto Paesi e ora torneranno in quei Paesi, perché non rimarranno qui».
Gli americani vedono l’immigrazione come la principale problematica che Trump dovrà affrontare nei primi 100 giorni di presidenza. L’82% degli interpellati in un sondaggio Reuters crede che ordinerà espulsioni di massa. Non è chiaro quanti immigrati illegali ci siano negli Stati Uniti ma il direttore dell’agenzia dell’immigrazione ha detto a Nbc lo scorso luglio che un programma di deportazioni di massa sarebbe una sfida logistica e finanziaria. Due ex funzionari dell’amministrazione Trump hanno affermato a che il piano richiederebbe la cooperazione di diverse agenzie federali, inclusi il dipartimento di Giustizia e il Pentagono.
Parlando con Nbc, Trump ha definito «molto positiva» la telefonata con Netanyahu; non ha voluto dare dettagli su quanto discusso con Zelensky. Il segretario di Stato di Biden, Antony Blinken, ha scelto l’ambasciatore Stephen Mull per coordinare la transizione con la squadra di Trump, con la quale però non ci sono stati ancora contatti. Blinken ha fatto sapere che vorrebbe usare il tempo che gli resta per fare progressi su temi critici, inclusi la competizione con la Cina, assicurarsi che l’Ucraina sia nella posizione migliore possibile per avere «successo» e porre fine ai combattimenti in Libano e a Gaza. Lo staff di Biden ha contattato i co-presidenti del team di transizione di Trump, Linda McMahon e Howard Lutnick, ha detto la portavoce di Biden, Karine Jean-Pierre ieri durante il briefing. «Collaboreremo, vogliamo avere una transizione di potere efficace ed efficiente».