La Stampa, 7 novembre 2024
Trump, ansia di vendetta 8 anni dopo
Adesso sappiamo che i sondaggi di opinione hanno sbagliato proprio come sbagliarono nel 2016 e nel 2020, non come nel 2022: ancora una volta, i sondaggisti hanno sottovalutato il sostegno di cui gode Donald Trump. Adesso, tuttavia, dobbiamo anche affrontare la realtà: con una libera consultazione democratica, gli elettori americani hanno scelto di eleggere presidente un uomo che quattro anni fa ha cercato di sovvertire il risultato delle urne con la violenza, un uomo che il 20 gennaio entrerà alla Casa Bianca con meno costrizioni di quante ne avesse nel 2017.La differenza più cospicua tra il 2025 e il 2017, al di là della sua maggiore esperienza e preparazione, è che alla Corte Suprema oggi c’è una evidente maggioranza conservatrice grazie alle nomine da lui fatte nel mandato precedente, e che tale Corte di recente ha deliberato che il presidente gode di una certa immunità e non è perseguibile per quello che fa nelle sue funzioni ufficiali. L’ambito di tali funzioni deve essere ancora definito con chiarezza sul piano legale, ma possiamo già essere certi che Trump cercherà di anticiparne una definizione con le proprie azioni. Il modo più importante con cui lo farà è collocare a capo del Dipartimento della Giustizia suoi fedelissimi. Nel suo primo mandato, Trump è stato spesso deluso dal suo Attorney General, quando questi gli diceva che quello che intendeva fare era contro la legge. Sfruttando la sua immunità ufficiale, adesso si sentirà incentivato a prevalere su sottigliezze di questo tipo. Tenuto conto che è sempre stato un uomo vendicativo, si prevede che Trump adesso cercherà di farsi giustizia nei confronti dei suoi nemici politici e legali, di sicuro cercherà una rivalsa anche nei confronti di coloro che hanno cercato di perseguirlo legalmente, incluso il presidente Joe Biden, forse, per quanto anche quest’ultimo dovrebbe essere protetto dall’immunità in rapporto a ciò che ha fatto da Presidente.Molti avversari di Trump – compresi alcuni suoi detrattori repubblicani come l’ex deputata al Congresso Liz Cheney – dovranno prepararsi a sostenere attacchi legali. Numerosi suoi simpatizzanti, come quelli processati per l’assalto a Capitol Hill il 6 gennaio 2021, potranno presto ricevere la grazia dal Presidente, e questo costituirà un avallo ufficiale di azioni considerate fino a questo momento criminali e antidemocratiche.Ci saranno alcuni limiti per il neoeletto Trump. Nel 2017, entrò in carica quando il Partito repubblicano controllava sia il Senato sia la Camera dei rappresentanti. Questa volta, i repubblicani hanno assunto il controllo del Senato, ma non è ancora chiaro se ad avere quello della Camera saranno i democratici o no. Se così fosse, il Partito democratico avrebbe almeno uno strumento di controllo sulla spesa e sui progetti fiscali di Trump, perché i poteri in materia di bilancio sono di pertinenza del Congresso. Nonostante questo, è praticamente sicuro che Trump procederà celermente con una politica che danneggerà l’Europa, nello specifico l’idea di imporre dazi del 10 o del 20% su tutte le merci importate negli Stati Uniti. Un presidente può muoversi in tal senso in modo autonomo in virtù di numerosi poteri d’emergenza, che non necessitano di alcuna approvazione da parte del Congresso. Al momento, i dazi medi imposti ai prodotti di importazione negli Usa sono soltanto del 2%: si parla quindi di un aumento gigantesco che, verosimilmente, la Commissione europea applicherà anch’essa come forma di ritorsione.Trump è uno strenuo sostenitore dei dazi da molti anni e nella sua campagna elettorale ha scelto di dare grande rilievo a questa sua predilezione, sia per aumentare le entrate sia come un metodo per castigare i Paesi che registrano eccedenze nei loro scambi commerciali con gli Stati Uniti. In tale categoria rientrano l’Unione europea e il Giappone.Alcuni ottimisti credono che in questa sua politica economica internazionale Trump verrà arginato dai molti miliardari che ne hanno sostenuto la campagna, tra cui Stephen Schwarzman della grande società di investimenti Blackstone ed Elon Musk. In verità, è evidente che su tale influenza non è possibile fare affidamento perché, adesso che ha vinto le elezioni, Trump non ha più bisogno del supporto dei miliardari. Inoltre, il neoeletto Trump offre sgravi fiscali e deregulation che i grandi imprenditori miliardari potrebbero credere utili a controbilanciare i danni ai loro giri d’affari globali imputabili alla sua politica dei dazi. Molto meno chiaro è in che modo le nuove libertà di Trump influenzeranno la sua politica estera. Se rispetterà la sua promessa di epurare quello che chiama il «deep state» dei servizi d’intelligence, dell’esercito e del Dipartimento di Stato, c’è da attendersi un notevole periodo di caos, perché tra epurazioni e nomine di nuovi funzionari occorrerà molto tempo. Per questo motivo, Trump potrebbe non portare a compimento tutto quello che ha minacciato di fare.Indubbiamente, l’uomo più sconvolto di tutti dalla notizia dell’elezione di Trump deve essere il presidente dell’Ucraina, Volodymir Zelensky che – dopo tutto quello che lui e la sua nazione hanno dovuto vivere in seguito alla feroce invasione russa del 2022 – merita tutta la nostra simpatia. Come ha già dimostrato, tuttavia, Zelensky è molto resiliente: oggi starà pensando di avere ancora un’occasione per dissuadere Trump dal ritirare ogni sostegno americano all’Ucraina ma, più di ogni altra cosa, dovrà convincere i governi europei a fare un passo avanti e a subentrare là dove gli Usa si tireranno indietro. Se i governi europei intendono difendere sul serio la loro sicurezza e tutelare la Nato, è esattamente questo ciò che devono fare.