Libero, 7 novembre 2024
Il negozio di fotografia analogica che resiste
Vi ricordate la macchina fotografica con la pellicola? A Milano, in via Fatebenefratelli, Foto Ottica Cavour offre prestigiose macchine fotografiche analogiche che ospitano il “rullino”, oggetto sconosciuto ai giovanissimi, ma tornato di moda per i veri appassionati. Gestito da Gianni Dibenedetto e dai suoi due figli Federico e Nicolò è uno degli ultimi negozi rimasti in città. All’interno una collezione di foto scattate dai più famosi fotografi.
Il negozio apre nel 1983, ma la sua esperienza nasce molto prima, come si è avvicinato al mondo della fotografia?
«Tutto è iniziato abbastanza per caso, nel 1970 ho iniziato a fare il garzone da Giovenzana, avevo 16 anni, le macchine fotografiche mi entusiasmavano, ho abbandonato gli studi e ho deciso di fare questo lavoro. Ricordo di aver venduto una Nikkormat F2 a Lucio Battisti, entrato in negozio nel 1971 in compagnia di Mario Lavezzi».
Siete stati la prima boutique Leica in città, cosa significa questo marchio per un fotografo?
«Leica è il brand più importante e maggiormente conosciuto al mondo, il formato della pellicola 24x36 Leica fu brevettato nel 1913 dall’Ing. Oscar Barnack, che ne iniziò la produzione per il sistema analogico, tuttora in produzione, (è l’unico brand che continua la fabbricazione di macchine di pregio a pellicola) oggi anche per il sistema digitale. Per i grandi appassionati parlare di Leica è come parlare di Ferrari per un appassionato di automobili».
Avete anche una collezione in negozio, c’è qualche pezzo che ha una storia particolare da condividere con noi?
«Oltre ad avere la più importante collezione Leica che sia mai esistita in Italia, con macchine fotografiche prodotte dal 1925 fino ai giorni nostri, possediamo una macchina a cui siamo particolarmente legati, quella da me venduta nel 1984 al noto fotografo Gianni Berengo Gardin, ricomprata poi 20 anni dopo insieme a tre obbiettivi, oggi sono onorato di esporla nella mia vetrina, una Leica che non venderò mai».
Fra i vostri clienti ci sono stati fotografi famosi come Berengo Gardin e Scianna, c’è qualche aneddoto che potete raccontarci?
«La conoscenza con Gardin risale a molti anni fa, ho avuto modo di stargli accanto per diverso tempo, nel 2013 siamo stati in Germania in occasione del centenario della Leica, dove si teneva un’asta di macchine fotografiche, il modello Leica 250 fotogrammi con il motore fu battuta alla cifra di 480 mila euro oltre i diritti d’asta, da buon genovese che era rimase sorpreso e pentito di non aver conservato quel pezzo da lui utilizzato anni prima. La conoscenza con Scianna invece è più recente».
Oggi chi sono i vostri clienti, professionisti, amatori… come è cambiata la clientela?
«Con la nascita dello smartphone il settore è naturalmente cambiato. Quest’oggetto però è una cosa ben diversa, i professionisti che lavorano nella moda, nello sport, nell’architettura o in qualunque evento in genere utilizzano macchine fotografiche Nikon, Canon, Sony, Olimpus, Panasonic. Oggi abbiamo ancora una vasta clientela, a cominciare dai giovani appassionati, che iniziano a fotografare in analogico, a pellicola, per passare ai meno giovani e ai veterani. Alcuni nostri clienti sono diventati stimati professionisti».
Perché i giovani appassionati iniziano con la macchina analogica?
«Perché è una macchina che dà maggiori soddisfazioni, perché ancora oggi la pellicola dà la sensazione dei granuli in argento, il profumo dei prodotti che consentono lo sviluppo e la stampa della foto soprattutto in bianco e nero. Si tratta di una fotografia pensata, rispetto ad uno scatto in digitale che dà la possibilità di fotografare un soggetto in tanti modi, la pellicola ha 36 fotogrammi, costa e di conseguenza richiede un maggior impegno nel scegliere l’attimo dello scatto».
Che tipo di consulenza fornite?
«Abbiamo una profonda cultura nel mondo della fotografia analogica, offriamo molti brand con il formato 24x36 a partire da Leica, Nikon, Zeiss e poi Canon, Olimpus, Pentax e Minolta, a questi si aggiungono le macchine professionali con il formato 6x6, su tutte il brand Hasselblad. Chiaramente abbiamo un grande assortimento anche sul digitale, anche qui il nostro fiore all’occhiello resta Leica. Chi entra nel nostro negozio può contare su una vasta gamma di prodotti».
Qual è l’oggetto più desiderato?
«Leica rimane sempre l’oggetto del desiderio, sia per la qualità sia per la soddisfazione di possedere un bell’oggetto, questo a partire dalle Leica a vite che usava Henri Cartier-Bresson, fino alle macchine attuali analogiche e digitali».
Parliamo dello smartphone.
«È un oggetto pratico che fa anche le fotografie, le gigantografie però che vediamo in pubblicità non sono veritiere, il sensore di uno smartphone non può produrre simili risultati fotografici. Il fotografo che deve immortalare un qualsiasi evento usa la macchina fotografica con un sensore 24x36 che lo smartphone non possiede, la qualità è inferiore».
Come avete fatto a resistere alla crisi?
«Professionalità e storicità, se trattassimo solamente prodotti nuovi avremmo già chiuso, cosa che è capitata a molti».
Quale consiglio dareste a chi entra in negozio, non sa nulla di fotografia, ma vuole acquistare una macchina fotografica?
«Il tutto parte da che tipo di fotografia intende fare il cliente, street, architettura, moda, sport, natura, conoscendo la sua passione siamo in grado di indirizzarlo. Ma prima di tutto: analogico o digitale?».