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 2024  novembre 07 Giovedì calendario

I consumi culturali di Milano, dove aumentano le librerie

Nell’immaginario collettivo degli italiani il teatro alla Scala, con la sua liturgia della prima del 7 dicembre, fra mondanità e passione per la lirica, incarna l’idea di cultura a Milano. Come se tutto attorno al Piermarini ci fosse solo fatturato e multinazionali, finanza e mercato. Invece il capoluogo lombardo non è solo la Scala, essendoci realtà storiche come il Piccolo, ma è una città culturalmente frizzante, briosa, sicuramente curiosa e viva, dove si leggono tanti libri (le presentazioni sono diventate appuntamenti imperdibili) e si va molto al cinema e a teatro, grazie ad un’offerta sempre più in sintonia con il pubblico. Ma anche alle mostre e in biblioteca, dove gli orari di chiusura sanno allungati sino alle 22,30.
Questo fermento, sorta di transizione culturale della città passata dalla frenesia degli affari alla suggestione del tempo libero, non è un fenomeno passeggero, frutto di qualche moda, ma un processo in movimento, destinato a segnare il tessuto sociale del capoluogo lombardo. E a questo mutamento di pelle hanno sicuramente contribuito i tanti studenti presenti sotto la Madonnina, attirati dall’elevata offerta formativa degli atenei milanesi. Di sicuro sono un acceleratore del processo. A testimoniarlo i dati dell’Osservatorio dell’Associazione Italiana Editori (Aie), elaborati per la rassegna BookCity, incentrata sui consumi culturali nella città. La ricerca, realizzata in collaborazione con Siae e Sistema Bibliotecario dell’amministrazione comunale, racconta di come a Milano si concentri il 13% della spesa culturale italiana, anche se la popolazione è solo il 2,3%. Si tratta di 790,2 milioni di euro, che non contano l’acquisto di musica e cinema registrato, i videogiochi, gli ingressi in musei non comunali. Quindi il valore complessivo è nettamente superiore. La cifra è cresciuta di un terzo (esattamente del 33%) rispetto all’anno prima, certamente grazie alla fine delle restrizioni per il Covid, ma non solo visto che l’incremento è stato molto più alto del 20% a livello nazionale. «È una grande responsabilità, oltre che una grande soddisfazione», afferma l’assessore comunale alla Cultura, Tommaso Sacchi, «vedere Milano crescere ogni anno e confermarsi capitale italiana della cultura».
Sia chiaro al primo posto, per spesa, c’è il calcio, grazie a Inter e Milan, che da solo pesa per 191 milioni. Del resto siamo pur sempre il Belpaese dove tutti sono allenatori e commissari tecnici. Ma al secondo posto, con 170 milioni, ci sono i libri a stampa, venduti nelle librerie o online, seguiti a poca distanza dai concerti pop, rock, jazz e di musica leggera con 168 milioni, le discoteche con 62, le mostre con 48 milioni, l’opera lirica con 33 milioni, la prosa con 29 milioni, il cinema di sala con 26 milioni. Altre forme di spettacolo assorbono 14 milioni di euro, il teatro di rivista e musical 12 milioni, concerti di musica classica 7, balletto 6, manifestazioni fieristiche 4, altri sport 3, infine parchi divertimento 2 milioni.
Un lungo elenco che mostra la quantità e la qualità dell’offerta, a dimostrazione di come il capoluogo lombardo abbia superato il resto del Paese. «Milano ha fatto un nuovo balzo in avanti nei consumi culturali confermando, anzi, incrementando, la sua leadership sul territorio nazionale», sintetizza il presidente di Aie, Innocenzo Cipolletta. Un fatto confermato anche dal dato sulle biblioteche comunali dove gli utenti sono 86.700, cresciuti rispetto agli 85.200 nel 2019. Si tratta di utenti affezionati: il 67% degli iscritti va in biblioteca almeno una volta al mese (per prestiti, consultazioni ma anche corsi o attività per i bambini), il 12% ha preso in prestito nell’ultimo anno oltre 50 libri, il 24% tra 20 e 50, il 21% tra 10 e 20. Il 60% sono donne, 62% laureati (o titolo superiore). Si va in biblioteca per i prestiti (38%), ma anche per consultazione (29%), presentazioni (18%), corsi (13%), attività rivolte ai bambini (11%), finalità di studio e ricerca (10%), partecipazione a gruppi di lettura (9%). I titoli più prestati dalle biblioteche sono di narrativa, ma non combaciano con quelli più venduti, a dimostrazione della selettività dei lettori.
«Milano», sottolinea il presidente di Bookcity, Stefano Mauri. «è il melting pot dell’editoria italiana. Più del 90% dei bestseller vengono pubblicati da case editrici con sede a Milano o che fanno capo a gruppi milanesi. Chiunque lo può constatare guardando le classifiche. Questo non sarebbe possibile se non ci fosse una popolazione particolarmente attenta all’offerta culturale». Le librerie, contrariamente all’idea generale, sono aumentate del 7%, arrivando a quota 180 e la maggioranza dei punti vendita sono indipendenti.
A Milano, infine, si concentra il 31% della spesa nazionale per la visita di mostre e il 22% del pubblico, il 30% della spesa italiana per l’opera lirica e il 17% del pubblico (che conferma il primato assoluto della Scala), il 19% della spesa nazionale per assistere a spettacoli di musica pop, rock e leggera e il 13% del pubblico, il 16% della spesa nazionale per spettacoli di balletto e il 7% del pubblico (danza compresa), il 13% della spesa nazionale per concerti di musica classica e l’11% di pubblico, il 12% della spesa nazionale per spettacoli di teatro di prosa e il 9% del pubblico, il 10% della spesa nazionale per l’acquisto di libri nei canali trade (librerie fisiche e online e banchi libri dei supermercati), il 5% della spesa nazionale per biglietti del cinema e il 5% del pubblico.