Libero, 7 novembre 2024
Ritratto di Nora Ephron
Con l’iconica scena di Harry, ti presento Sally in cui una strepitosa Meg Ryan simula un orgasmo in un ristorante ha infranto il tabù del piacere delle donne e ha riscritto (e rivoluzionato) il codice della comicità femminile. Nessuno si era spinta così avanti. Ha trasformato la fine del matrimonio con uno degli uomini più potenti e ammirati d’America, Carl Bernstein, (il giornalista che con Bob Woodward fece scoppiare lo scandalo Watergate) nel più grande affare della sua vita. Era incinta del secondo figlio quando scoprì che lui la tradiva con la sua migliore amica, ma siccome dalla madre aveva imparato che tutto è ispirazione, trasse – appunto – ispirazione dalla sua vita che andava in frantumi per scrivere Heartburn (tradotto malamente in Affari di cuore) che prima divenne un bestseller poi un film di successo diretto da Mike Nichols. Prese in mano il timone del suo destino e ne cambiò la direzione, così un fallimento divenne una conquista. Non è stata una femminista come le altre perché per lei la cucina non era un luogo abbietto abitato da donnine frustrate e arrendevoli, ma ha dimostrato al movimento, di cui pure condivideva le battaglie, che nel perimetro di una cucina e poi attorno a un tavolo (rigorosamente rotondo) si possono creare meraviglie. Si può parlare di cibo e cucinare restando libere e realizzate. Lei è Nora Ephron.
Sceneggiatrice, regista, scrittrice, giornalista, cuoca sopraffina e affamata di vita, grande tessitrice di relazioni, compilatrice maniacale di liste. Anticonformista, camaleontica, spiazzante, sfrontata, stronza come tutte almeno una volta (o sempre) avremmo voluto (o vorremmo) essere. Consapevole del suo talento, determinata, dolce e spietata, tranchante, ironica (diceva: «Se cadi su una buccia di banana, tutti ridono. Ma se racconti di essere scivolata su una buccia di banana, sei tu che ridi») e soprattutto determinata (alle donne ripeteva: siate le eroine della vostra vita, non le vittime). Una torta per dirti addio. Vita (e ricette) di Nora Epfhon (Guido Tommasi editore) di Angela Frenda, fondatrice e direttrice del mensile Cook, pagina dopo pagina ricostruisce la complessità di Nora Ephron attraverso cinque capitoli – donne, amicizia, successo, amore e morte – legati l’uno all’altro da una raccolta di ricette della stessa Nora.
È la prima biografia italiana di una donna che Angela Frenda ama follemente e da cui, a sua volta, ha tratto ispirazione. Nella prefazione confessa di essere stata salvata da Nora (che spesso chiama per nome proprio come fosse un’amica) quando dopo la nascita di suo figlio Giovanni cadde in una depressione post partum. Nora le indicò la strada. «Ho imparato da questa donna come una ricetta del puré di patate possa coincidere con la fine di un amore. Mentre gli spaghetti alla carbonara ne segnano l’inizio». Nora è stata antesignana di «un femminismo gastronomico», tanto – sottolinea Frenda – che lei si dichiarò orgogliosamente foodie molto prima che il termine andasse di moda.
Una torta per dirti addio dimostra attraverso i racconti degli amici della Ephron, gli articoli, i film che il cibo è per lei ispirazione e, quindi, anche nutrimento dell’anima e strumento di narrazione e di affermazione personale e sociale. Il titolo, poeticissimo, non tradisce il lettore. Perché una torta per dirti addio? Perché con una torta al lime Nora ha chiuso il suo matrimonio e con una torta alle mandorle ha fatto in modo che la celebrassero dopo la morte. La Ephron è uscita di scena il 26 giugno 2012 come in uno dei suoi film più belli. Anzi, ha fatto di più: ha scritto la sceneggiatura del proprio funerale. Quando ha scoperto di essere ammalata di leucemia mieloide acuta lei, regina dei salotti, ha taciuto la notizia (solo la sua amata sorella Delia, i suoi due figli e il terzo marito Nick Pileggi sapevano tutto) ma ha deciso come dovevano scorrere i titoli di coda della sua vita. Sul suo pc, nella cartella intitolata “exit” scrisse tutti i particolari della sua ultima festa: chi avrebbe dovuto parlare, che musiche far risuonare, le bevande da servire, la lista degli ospiti da invitare. E agli amici più stretti lasciò un ricettario con i piatti che aveva preparato per loro. Il cibo come atto d’amore, il cibo come testamento. Una torta per dirti addio è una biografia che travolge il lettore col ritmo appassionato del romanzo.