Libero, 7 novembre 2024
Gli assalti ai portavalori in aumento
Due auto in fiamme che fanno da barriera. Bruciano lungo la carreggiata, sono disposte tra i guardrail, la carrozzeria bianca oramai non si vede manco più. Sono annerite, il fuoco si sta mangiando anche l’asfalto. E poi una decina di uomini, incappucciati, col volto coperto, con in mano dei Kalashnikov e pure delle bombe. Sbucano all’improvviso, impediscono il passaggio, lanciano gli ordigni contro un furgone blindato portavalori e inizia l’inferno. Spari, colpi veloci, una colonna di fumo che si alza sempre di più, la si vede anche lontano dalla statale.
Toritto, vicino a Bari, in Puglia. Sulla via per Altamura. Ieri mattina, non sono neanche le otto. È l’ennesimo assalto ai trasporti di valori. Fortunatamente, ma è solo un caso, dell’equipaggio all’interno del blindato non si fa male nessuno. Dura tutto qualche minuto, i malviventi scappano rombando e si portano via un bottino che vale su per giù un milione di euro. Servono tre squadre dei vigili del fuoco per spengere quel rogo devastante, il traffico viene deviato, a condurre le indagini sono i carabinieri.
Fa un po’ film d’azione, fa (soprattutto) tanta rabbia. Quella dei sindacati, per esempio, perché non è la prima volta, con ogni probabilità non sarà nemmeno l’ultima e, a queste condizioni, il rischio è pure quello di lasciarci la pelle. «Una tragedia mancata per poco», la definisce Marco Dell’Anna, che è il segretario della sigla UilTucs locale, «solo per una fortunata coincidenza le guardie giurate coinvolte non hanno perso la vita. È il segnale di un livello di criminalità violenta e disposta anche a far vittime pur di realizzare queste rapine».
Che sono tante, sono troppe, sono (secondo il rapporto 2023 sulla criminalità predatoria dell’Abi, ossia dell’Associazione bancaria italiana) 38 all’anno. Cioè più di tre al mese. E stanno addirittura aumentando perché sì, d’accordo, nel computo non ci sono solo questi attacchi da manuale ai veicoli, ma rientrano anche quelli “al marciapiede” che avvengono, invece, durante le fasi di carico e scarico; però no, i numeri non mento e dicono che dopo il picco a ribasso del 2021 (e quello era un anno particolare, con la pandemia e gli spostamenti ridotti) il trend è tornato a salire. Anche di molto.
Lo sa bene Dell’Anna che rincara: «Siamo stanchi di dover registrare periodicamente questi assalti senza avere alcuna risposta dalle istituzioni che puntualmente coinvolgiamo. Sono anni che chiediamo più presenza delle forze dell’ordine per bonificare il territorio, ci scontriamo con un livello di delinquenza organizzata e preparata a una vera e propria guerriglia urbana e paramilitare». Risultato: i sindacati organizzano un sit-in di protesta e la lista di episodi simili, negli ultimi mesi, è lunga da far paura.
Stesso modus operandi, stesso blitz lampo studiato nei minimi dettagli: coi malviventi vestiti che paiono un commando militare e le minacce che si ripetono. Cambia solo l’arteria stradale. Sulla statale 131, in Sardegna, a febbraio: una pioggia di proiettili, quattro vigilantes feriti, uno colpito a una gamba, quattro milioni di euro che spariscono. Sulla Milano-Meda, in Lombardia, a luglio: ancora la mattina presto, un’aggressione alle spalle, 500mila euro di refurtiva. Sulla Statale 613, ancora in Puglia, questa volta a Brindisi, di nuovo a luglio: decine di automobili assistono impietriti nelle loro auto alla scena, i ladri portano via quattro milioni. Sardegna, altro giro, stesso periodo estivo, a Sassari: qui la rapina frutta qualcosa come dieci milioni di euro. Sulla Statale 16 Adriatica, tra Barletta e San Ferdinando di Puglia, in provincia di Foggia, a settembre: pochi giorni prima la procura ha eseguito sette ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di una banda accusata di rapina aggravata, sequestro di persona, ricettazione, detenzione e porto d’armi anche da guerra, a fine mese va comunque a segno un colpo.
Il richiamo alla Puglia non è casuale: sono già diversi anni che le autorità notano come la criminalità organizzata di Cerignola sia particolarmente attiva in questo genere di attività. Per quel che si è riuscito a capire fino a qui nei gruppi vengono “assoldati” semplici ladri d’auto, autisti, basisti, armieri: ogni assalto richiede una lunga preparazione (niente viene lasciato al caso: chi partecipa comunica con ricetrasmittenti e nessun telefono cellulare), qualcuno viene beccato, in tanti riescono a svignarsela. E tutto ricomincia.