6 novembre 2024
Biografia di Luigi Melano Rossi, protagonista nel secolo scorso di una confortante storia di riscatto sociale.
“La storia – scrive Eugenio Montale nella Satura I – non è poi la devastante ruspa che si dice./ Lascia sottopassaggi, cripte, buchi/ e nascondigli. C’è chi sopravvive”. In uno di questi anfratti getta luce Gianfranco Somà, raffinato bibliofilo cuneese, scoprendo negli Stati Uniti l’opera di un personaggio pressoché sconosciuto, Luigi Melano Rossi, protagonista nel secolo scorso di una confortante storia di riscatto sociale.
Originario di Vicoforte nel Monregalese (provincia di Cuneo), figlio di un maniscalco e di una sarta, fra Otto e Novecento il signor Rossi emigra giovanissimo (ha solo sedici anni) e gira il mondo, affronta molti lavori e impara nove lingue, compreso l’arabo. Dopo lungo girovagare arriva a Boston – racconta l’autore in Un vicese in America, gustoso libriccino appena pubblicato da Primalpe – dando prova di intuito e impressionanti capacità imprenditoriali: mette in piedi una delle prime agenzie di viaggio, fa quattrini a palate e diventa famosissimo; ha convinzioni eclettiche e amici giusti, sposa la figlia del sindaco di Boston ed entra in contatto con l’élite politico-culturale americana, tanto da ricevere una lettera di ringraziamento del presidente Roosevelt.
Notevole l’understatement (arte assai poco praticata oggi), con cui firma e pubblica negli States 43 sonetti in piemontese (di Vicoforte!), usando lo pseudonimo “Martin Piciou dla platea” che significa “lo scemo del villaggio”. Luigi viaggia molto, come si conviene a chi vive nel mondo del turismo, coltivando una struggente nostalgia per il “paesello natio”, che definisce “il più bel punto d’Italia”. Conduce la moglie a Vicoforte, entra trionfalmente in calesse in paese e vorrebbe trasferirsi lì, ma Abbie, leggiamo, “pretende un rapido rientro a Boston”.
Somà ne traccia la biografia e presenta la ristampa anastatica del libro Apologia Pro Patria Sua, stampato a Boston nel 1902. Un’altra opera del Melano Rossi esibisce la prefazione di Benedetto Croce, mentre il sontuoso libro La Madonna di Vico, uscito nel 1907 in inglese, a Londra, è pubblicato dal grande editore Macmillan.
Il Nostro muore a Le Havre, rientrando in Europa (guess where? a Vicoforte, ovvio), non prima di aver convintamente appoggiato monarchia e fascismo. Ha 81 anni, non avrà fondato “start-up” nel garage di casa ma la rivincita sulla povertà e le umili origini di un autodidatta dell’Ottocento resta esemplare e anche un po’ profetica, nell’era dell’overtourism e degli ascensori sociali ormai rottamati per la maggior parte del ceto medio e del proletariato.