Corriere della Sera, 6 novembre 2024
Che errore spedire Rai Storia sul nuovo digitale terrestre!
Da fine agosto, è entrato in vigore il nuovo standard DVB-T2 che al momento non ha interessato i principali canali Rai (tra cui Rai 1, Rai 2, Rai 3 e RaiNews 24) ma ha riguardato soltanto Rai Storia, Rai Scuola e Rai Radio 2 Visual.
La tecnica evolve, con sempre maggiore frequenza bisogna aggiornare i propri dispositivi (leggi: televisori), con esborsi che non tutti possono permettersi. Per questo si procede gradualmente. Ma la domanda è: perché sacrificare proprio Rai Storia, il canale 54? Non c’era qualche altro canale, tipo Rai Premium, da mandare in esilio temporaneo? Tutte le persone che ho interpellato si rammaricano della sparizione di Rai Storia ma non hanno certo provveduto a dotarsi di un nuovo apparecchio o di un decoder, come ai tempi del passaggio dall’analogico al digitale.
Rai Storia non è solo il passato della Rai, la vetrina delle Teche, il deposito dell’autobiografia visiva dell’Italia. Rai Storia rappresenta un viaggio nella memoria, un deposito di visioni capace di aprire squarci inattesi sul passato. S’impara sempre qualcosa. Per un motivo che vede ormai concordi tutti gli storici: la tv funziona come una sorta di «inconscio collettivo a cielo aperto» della società, come una macchina che raccoglie, assorbe e trasforma le tensioni e le caratteristiche di un periodo e di un luogo, restituendo sotto forma di narrazioni, ed entro le strutture mutevoli dei suoi generi, la fotografia dell’identità di un Paese e di un’epoca. Per non parlare del contributo che il canale ha saputo dare come offerta didattica durante i mesi del lockdown. Rai Storia è l’idea del servizio pubblico che tenta di rispondere a una domanda cruciale: in un periodo in cui si parla di «uso pubblico della Storia» cosa sa offrire la tv agli storici, ma anche a un pubblico di non specialisti?
Se penso a tutti programmi importanti che il canale ha trasmesso perché noi sapessimo qualcosa di più sul nostro passato, sulla nostra identità, non posso che rammaricarmi di una decisione priva di senso, presa proprio nel momento in cui Viale Mazzini celebra i 70 anni della tv e i 100 della radio.