Corriere della Sera, 5 novembre 2024
Carlo Ancelotti, quelli che si lamentano e quelli che si adattano
Certe volte è solo disobbedendo che si fa la storia. Carlo Ancelotti dice che stasera non bisognerebbe giocare Real Madrid-Milan: il calcio è una festa e in questi giorni d’alluvione nessuno in Spagna ha voglia di festeggiare. Ha talmente ragione che mi verrebbe da chiedergli: allora perché giocate? L’allenatore del Real ha già risposto: «Non siamo noi quelli che comandano e così ci adattiamo». Ma se stesse proprio qui il cuore del problema e, in genere, di tanti problemi? Nell’adattarsi sempre alle ingiustizie, raccontandosi di non avere i mezzi per combatterle? Poniamo che i campioni del Real Madrid stasera non scendessero in campo. I tifosi spagnoli, tranne qualche caso clinico, appoggerebbero la decisione. E non credo proprio che quelli del Milan si rifiuterebbero di condividerla. Ancelotti, Vinicius, Mbappé e compagnia verrebbero multati o squalificati dall’Uefa? Sono abbastanza ricchi da pagare qualsiasi sanzione e abbastanza importanti da risultare ingombranti per «quelli che comandano». Un povero o un debole possono temere l’ira del Potere, ma non loro. Nemmeno il più cinico dei dirigenti calcistici sarebbe così incosciente da punire dei professionisti famosi che si rifiutassero di lavorare per un motivo tanto nobile.
Lamentarsi e indignarsi senza fare mai seguire alla denuncia un gesto concreto è l’atteggiamento tipico delle vittime. Ci sono circostanze in cui bisogna anche saper tirar fuori «los cojones». Altrimenti è meglio stare zitti che belare.