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 2024  novembre 04 Lunedì calendario

ChatGpt ora fa concorrenza a Google

Era accessibile in test da luglio per un numero limitato di utenti, ora è disponibile anche agli abbonati Plus e Team e a quanti, fra gli utenti gratuiti, si erano già messi in fila per l’accesso anticipato. OpenAi svela al mondo la sua visione del futuro della ricerca sul web presentando “ChatGpt Search”, la nuova funzionalità del noto chatbot che adesso sfrutterà l’intelligenza artificiale per scovare e catalogare le informazioni sul web in maniera organica e “ragionata”. Alla ricerca si accede dal solito indirizzo chatgpt.com oppure dalle relative app ChatGpt per desktop e mobile, ma è già disponibile un’estensione per Chrome. Inserendo un input testuale nella casella, invece della solita lista di link si ottiene una risposta più discorsiva che riassume i migliori contenuti disponibili per quella richiesta.Non si tratta, come nel caso di Google, di un’anteprima di un sito web, ma di un testo completamente inedito generato dall’IA, che fa del suo meglio per sintetizzare in modo organico i risultati di ricerca. Ogni dato riportato indica chiaramente la fonte utilizzata per generare la risposta e, qualora volessimo stringere il campo a quella sola fonte, cliccandoci sopra potremo raggiungere il sito da cui è stata estrapolata. «Ottenere risposte utili sul web - si legge nella nota di lancio di OpenAi - può richiedere molto impegno. Spesso servono più ricerche e una caccia ai link per trovare fonti di qualità. Ora la chat può darci una risposta migliore e in modo più semplice, basta fare una domanda in modo colloquiale e ChatGpt risponderà con informazioni prese dal web».ChatGpt Search si basa sull’ultima iterazione del modello che gestisce l’omonimo bot, quel GPT-4o che già ci aveva stupito a maggio per il realismo nelle inflessioni vocali e nell’interpretazione dei contesti. In futuro, promettono gli sviluppatori, il motore verrà ulteriormente ottimizzato e addestrato per integrare altri argomenti, ad esempio i viaggi e lo shopping. Una rivoluzione senza dubbio, che però non sorprende nessuno. In fondo quello della ricerca sul web è uno degli sbocchi naturali pensati fin dalle prime fasi di commercializzazione dell’IA generativa, pervasiva di design e votata all’integrazione con i maggiori sistemi operativi, ecosistemi mobile o, come in questo caso, con browser e web. Per limitare controversie legali come quella dello scorso dicembre (quando il New York Times ha intentato causa a OpenAI e Microsoft accusandole di violazione del diritto d’autore per aver usato senza autorizzazione milioni di articoli per addestrare il suo chatbot), l’azienda di Altman ha già stretto accordi commerciali con le più grandi agenzie e testate giornalistiche mondiali. L’idea è quella di bilanciare il mancato “clic” sui siti di notizie (visto che la risposta la darà il bot, potrebbe esserci un minor incentivo a consultare le fonti originali) ma l’obiettivo finale è quello di creare un ecosistema che presenti nella stessa interfaccia dati visivi su meteo, sport, notizie, mappe e finanza.Al progetto hanno già aderito, tra gli altri, Vox Media, Le Monde, Axel Springer, News Corp. e Times magazine. In un futuro non troppo lontano, ipotizza Altman, si potrebbe perfino «creare dinamicamente una pagina web personalizzata in risposta alle ricerche degli utenti». Insomma, se ChatGpt Search prenderà il volo, potrebbe cambiare per sempre il nostro approccio alla ricerca sul web, delegando all’IA la parte più laboriosa e monotona. Brutte notizie per Google, che dal suo motore di ricerca trae il 56% dell’intero fatturato annuo e che aveva già provato a integrare l’IA nella ricerca sul web con Bard (oggi Gemini), con risultati però non sempre convincenti. Certo ce ne vorrà di tempo prima di scalfire il colosso di Mountain View, ancora forte del miliardo di utenti attivi ogni giorno (il più vicino in coda è Bing con 100 milioni), il 90% del market share e 175 miliardi di dollari dalle ricerche sul web nel 2023. Quella forbice del 10% sembra però destinata ad allargarsi adesso che i tentacoli di OpenAi svincolata, in questa operazione, dai soliti partner commerciali si allungano fino a sfidare Big G in casa. A determinare le sorti della ricerca targata IA probabilmente sarà la gestione del nodo “allucinazioni”. Gli sviluppatori ci stanno lavorando a pieno regime ma una percentuale delle risposte date dal bot rimane ancora imprecisa, se non inventata di sana pianta. Molti utenti già usano ChatGpt come strumento di pseudo-ricerca, ma il rischio disinformazione è sempre dietro l’angolo. E dover ricontrollare ogni volta le informazioni dell’IA filtrandole con i vecchi strumenti di ricerca rischia di complicare un procedimento che fa proprio della velocità e dell’accessibilità il suo punto di forza.