La Stampa, 4 novembre 2024
Intervista alla cantante Malika Ayane
«Non sto mai ferma». Dopo aver pubblicato in estate il singolo Sottosopra, Malika Ayane sta per partire (il 7 novembre da Gallipoli) con il tour teatrale, viaggio attraverso 15 anni di carriera. Tra una pausa e l’altra del tour, lavora al nuovo album in uno studio vicino ad Arezzo nella campagna toscana. «Sentivo il bisogno di raccontare questi 15 anni attraverso le canzoni; non solo quelle che suonano in radio, anche le meno conosciute. Devo dimostrare a me stessa e al mio pubblico che c’è bella musica anche oltre lo streaming».
Non le piace la musica prevalente oggi?
«Al contrario, penso che sia un’ottima stagione perché si è tornati ad ascoltare tanta musica ed anche a dire delle cose, magari con un linguaggio, che a noi più grandi sembra in comprensibile, ma è bello che gli artisti tornino a parlare dei loro sentimenti senza vergogna. Credo che sia più facile pubblicare, ma è difficile emergere».
Recentemente, è stata ospite di uno dei concerti di De Gregori, com’è andata?
«È stato un onore salire su quel palco, avere la possibilità di relazionarsi con Francesco mi riempie di orgoglio. Stiamo parlando di uno dei più grandi in assoluto».
Lei è milanese ma abita a Berlino, anche sua figlia Mia si è iscritta all’università lì. Come si trova?
«Amo Berlino, ci sono venuta per anni prima di scegliere di abitarci, parlo il tedesco, la conosco bene, tanto che nei mesi scorsi ho fatto da guida ai ragazzi dei Negramaro che hanno registrato agli Hansa studios il nuovo disco (Malika duetta con Giuliano in Io direi di sì che chiude il lavoro del gruppo salentino, ndr). Amo l’autunno/inverno berlinese, qui la chiamano la stagione del cielo bianco, per me è la versione migliore di Berlino. Ma viaggio molto a dire il vero, sono spesso anche a Parigi».
Nel 2023 è uscito il suo libro Ansia da felicità nato proprio a Berlino, giusto?
«Una raccolta di racconti che possono essere ambientati ovunque ma è ovvio che ci sia anche “la mia Berlino”. I protagonisti vivono in uno stato costante di ansia da felicità, dove la realtà non è mai bianca o nera, ma un caleidoscopio di sfumature cangianti. Il libro riflette le mie esperienze di vita e il desiderio di trovare un equilibrio tra aspettative e realtà: questa città mi ha aiutato a liberarmi da tante pressioni, ovunque vada non mi sento mai giudicata».
Tra le sue esperienze c’è stato il teatro musicale, con Evita e Cats. Com’è andata?
«Evita è stata un’esperienza micidiale dal punto di vista della fatica, con Cats ho sofferto meno. Il musical è affascinante e lo rifarei domani, soprattutto se mi proponessero un musical su Viale del Tramonto. Il teatro ti ricorda ogni giorno che noi artisti siamo solo un punto in mezzo a miliardi di persone e tutta l’ossessione per essere numeri uno non serve a nulla».
Nelle sue vene scorre sangue nordafricano, qual è il suo pensiero sulle guerre che infiammano il Mediterraneo?
«Sono stata in Libano parecchie volte, in Siria. Vedere immagini di guerra mi fa sanguinare il cuore. C’è un disagio generale rispetto a ciò che sta succedendo nel mondo».
Lei è stata madrina di parecchi Pride e si è sempre battuta per le minoranze, non le pare che stia montando un certo disinteresse per questi temi?
«Trovo che si parli troppo e si faccia poco. Il riempimento del vuoto è il problema dei nostri tempi. Portare alla luce ogni episodio discriminatorio è importante, i giornali dovrebbero stimolare i cittadini a migliorare la situazione. Tutto quello che facciamo è un atto politico. È bello sfilare, cantare, ma è soprattutto molto importante votare perché le cose si cambiano in Parlamento».
Il nuovo album uscirà all’inizio del 2025, il momento giusto per il festival: ci sarà?
«Sono così focalizzata su quello che sto facendo e ho troppo rispetto per quella istituzione tanto da sapere che se ci si presenta bisogna avere un’idea geniale, una canzone nella quale credi al 100%. Se fosse così mi presenterei ma per il momento la mia risposta è no».
Che ne dice di Carlo Conti come presentatore?
«Sono di parte: è stato presentatore del Sanremo 2015, quando arrivai terza e vinsi il mio secondo premio Mia Martini. Quella verso i record di ascolti di Amadeus non è una gara, l’importante è che ci sia bella musica».