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 2024  novembre 03 Domenica calendario

Milano, il gioco d’azzardo arricchisce gli abusivi

«Raramente qualcuno diventa ricco giocando. “Vince sempre il banco” dice il famoso detto che dalla nostra esperienza posso confermare». A fare questa importante affermazione non è un esponente dei movimenti “no slot”, ma il Capo di Stato Maggiore del Comando Regionale della Guardia di Finanza, generale Stefano Commentucci. Lo ha fatto in Commissione Speciale Regionale Antimafia che ha avviato una serie di audizioni per approfondire i rapporti tra le organizzazioni criminali e l’offerta di gioco d’azzardo. Ma chi c’è dietro al “banco”? Dal generale viene un chiaro allarme. «C’è una forte attrattiva e soprattutto vulnerabilità di questo tipo di attività per infiltrazioni di tipo criminale». Anche perché le armi per combattere questi interessi sono spuntate. «C’è un presidio penale, ma non consente la custodia cautelare o l’intercettazione telefonica. Non lo dico perché le voglio, lo dico perché è un dato di fatto». E non c’è neanche un presidio penale che «consenta l’adozione di provvedimenti di sequestro per equivalente, che spesso e volentieri sono fortemente disincentivanti per chi fa un certo tipo di attività criminale. Loro fanno un’analisi costi/benefici e ne traggono ovviamente le conseguenze». Ma chi sono questi «operatori abusivi»? Si va «dalla bisca clandestina degli immigrati alla grande società multinazionale che opera in Italia tramite propri agenti senza autorizzazione». E su questo Commentucci insiste. «Se si parte solamente dall’operatore abusivo è un reato quasi contravvenzionale, quindi non ci consente di impostare un’attività investigativa con una certa incisività. Ogni tanto succede però che magari si lavora sull’organizzazione criminale strutturata o anche della criminalità organizzata e si scopre che tra le varie attività c’è la grande frode sportiva e il bookmaker estero». Malgrado queste difficoltà le Fiamme gialle nel 2023 hanno eseguito 298 interventi, in 73 casi sono state trovate irregolarità di tipo amministrativo o penale. «La presenza di molti operatori e la tecnologia hanno aperto un mondo a plurime attività che hanno un certo tipo di attrattiva. Ci può essere la società criminale che è coinvolta guardando solamente le attività come fonte di profitto, o in maniera strumentale per commettere altri reati». È il caso di «soggetti che, mettendosi d’accordo col titolare di una sala, si facevano segnalare le persone che vincevano. Ricordo che la vincita fino ai 1.000 euro può essere pagata in contanti, superiore ai 1.000 euro deve essere pagata con modalità tracciabile, quindi, con un documento che attesta che quel soggetto ha vinto. Loro cosa facevano? Quando uno vinceva gli dicevano “tu hai vinto 5mila euro io ti dà in contanti 5mila e 10 euro, non stai ad aspettare settimane che ti arriva l’assegno, dammi solo il tagliandino, io ti do il cash arrivederci e grazie”. Questi soggetti poi avevano però un documento che attestava che avevano vinto 5mila euro e quindi se poi noi andavano a fare le misure di prevenzione loro potevano giustificare, non potendolo fare con una dichiarazione dei redditi che ovviamente se uno è criminale non ha. È successo in più di un’occasione anche con cifre molto superiori». E c’è addirittura un commercio di questi documenti. «Abbiamo avuto un caso veramente quasi unico. C’erano le vincite ma non venivano riscosse; non solo, poiché i tagliandini hanno una scadenza, quando era prossima venivano rinnovati, e questi tagliandini venivano passati, quindi è come se avessero creato una valuta sostitutiva». Il generale conclude con un’altra affermazione più “politica” che da investigatore. E che tocca il delicato tema dei soldi che lo Stato incassa dall’azzardo. «Mentre le entrate fiscali vanno al Governo centrale, le problematiche di ludopatia rimangono in ambito locale sul sistema sanitario