Corriere della Sera, 3 novembre 2024
La sinistra sta ignorando crescita sicurezza
Autoinganno. In Italia le elezioni europee, le elezioni regionali e (perfino) quelle comunali, vengono sempre politicizzate al di là del ragionevole. Vittorie e sconfitte, incremento o perdita di voti, vengono trattati come segnali o anticipazioni di quanto avverrà nelle successive elezioni politiche nazionali. Ma non è così. Perché le elezioni politiche seguono regole proprie, i comportamenti di voto rispondono a impulsi e calcoli differenti. Per riflettere sui possibili esiti delle future elezioni politiche, piuttosto che guardare ai risultati della Liguria (o, tra poco, della Emilia-Romagna e dell’Umbria) è invece utile considerare i sondaggi. I quali sono, praticamente, unanimi. Dopo due anni di governo della coalizione di destra essa mantiene il vantaggio sulla opposizione di sinistra. Nonostante le mille difficoltà e i problemi del governo. Nonostante il fatto che, a metà legislatura, i governi delle democrazie tendono per lo più (quanto meno, in epoca recente) ad essere in grande affanno e in crollo di consensi. Stando ai sondaggi, se si votasse oggi, la coalizione di destra vincerebbe di nuovo le elezioni. Perché quelle rilevazioni danno al momento un simile responso? C’entra forse qualcosa il fatto che l’opposizione (soprattutto il Partito democratico, il principale partito d’opposizione) non sia ancora riuscita a fare al Paese una proposta convincente?
Che cosa c’è nei messaggi che l’opposizione manda agli elettori che non la premia nei sondaggi su base nazionale? Sia chiaro che qui ci si riferisce solo ai «messaggi». Come si sa, una cosa è il messaggio, un’altra le politiche che vengono davvero attuate (vale per la destra come per la sinistra). Tra il dire e il fare, eccetera. Ma il messaggio è importante, quanto meno per convincere gli elettori potenzialmente indecisi. Nei messaggi della sinistra ci sono (almeno) due punti deboli, due vistose omissioni. La prima riguarda la questione della crescita economica e la seconda la questione della sicurezza.
Sulla prima questione si può trarre uno spunto (che però, in questo caso, ha un rilievo nazionale e non solo locale) dalle elezioni in Liguria. Sarebbe interessante capire quanto abbia pesato, nella vittoria di Bucci, lo slogan «Noi siamo quelli delle grandi opere. Invece, la sinistra è la coalizione dei no». In termini generali: c’è qualcosa, nei messaggi della sinistra, che le rende difficile mettersi in sintonia con la parte economicamente più dinamica del Paese? Ascoltate gli esponenti dell’opposizione: la parola «crescita» non c’è. Sembra una parola-tabù. È normale che, dato il loro profilo ideologico, non la pronuncino i 5 Stelle o i verdi. Ma il punto è che non lo fanno (tranne, a volte, la minoranza interna che però al momento conta poco) nemmeno gli esponenti del Pd. Certo, la principale «ragione sociale» della sinistra (qui come altrove) è il contrasto alle disuguaglianze, ma in un Paese di bassa crescita non si può evitare di spiegare cosa si intende fare per allargare la torta della ricchezza nazionale. Per lo meno, se interessa intercettare le esigenze del mondo della produzione. Ricordo che in Gran Bretagna il premier laburista Starmer, mentre ora, a quanto pare, sta razzolando male (la sua popolarità è in caduta libera), ha tuttavia vinto le elezioni puntando quasi tutto sul tema della crescita economica. Se qualcuno pensa di poter prevalere nelle elezioni nazionali con qualche strizzatina d’occhio ai fautori della «decrescita felice» ha verosimilmente sbagliato i suoi calcoli. Le «coalizioni del no» non convincono.
C’è poi la questione della sicurezza. Altro tema tabù, altro tema «di destra» per i più ideologizzati. Vade retro. Se non che, c’è il pensionato che vive in un quartiere popolare degradato: spacciatori sotto casa, risse notturne, senso di insicurezza. Quel pensionato facilmente vota oggi a destra. Il suo ragionamento, verosimilmente, è questo: «La destra forse non riuscirà a togliermi dai piedi lo spacciatore ma per lo meno ci prova o dice di volerci provare. Gli altri non lo dicono nemmeno».
Si consideri il delicato e complicato problema dell’immigrazione clandestina. La Caritas svolge encomiabilmente la sua missione prestando soccorso ai derelitti e ricordandoci il valore della accoglienza. Un partito politico, il quale aspira a governare il Paese, deve avere (o, per lo meno, deve dare l’impressione di avere) una posizione che non consista nella disponibilità ad aprire le porte a tutti. Compito dell’opposizione è fare le bucce al governo e dunque, se la politica di Meloni (dirottare altrove l’immigrazione clandestina) non la convince, ha il diritto/dovere di contestarla. Ma dovrebbe farlo formulando una proposta alternativa. Altrimenti, il voto del pensionato di cui sopra non lo recupererà mai.
A sinistra discutono solo di alleanze. Davvero serve al Pd, prima di tutto, avere alleato un partitino di centro alla propria destra? Non è più questo il tempo degli «indipendenti di sinistra». In altra epoca si sarebbe detto (pomposamente) che il partito maggiore della sinistra, il Pd, ha un problema di «linea politica». Diciamo che dovrebbe ricalibrare la sua proposta al Paese. E che ciò viene prima delle alleanze. È quanto suggeriscono i sondaggi.