Il Messaggero, 2 novembre 2024
Il sindaco Gualtieri contro i tagli ai finanziamenti del metrò
«Il taglio dei finanziamenti per la tratta Clodio-Farnesina della metro C è assurdo perché, oltre a privare un intero quadrante della città di un’infrastruttura di trasporto strategica, aumenta i costi anche della tratta precedente. E costringerà a realizzare il cantiere principale in piena città, a Prati, creando gravi disagi ai cittadini».
Roberto Gualtieri, sindaco di Roma, si aspettava questo taglio ai fondi per la linea C della metropolitana?
«È una misura assurda e sbagliata, frutto del metodo dei tagli lineari, che spesso producono conseguenze impreviste e non sufficientemente meditate».
Ritiene che si tratti di un effetto non voluto?
«Non saprei dire ma sarebbe veramente paradossale e incomprensibile che il presidente del Consiglio abbia voluto tagliare proprio l’opera che solo due anni fa aveva deciso di finanziare. La cancellazione della tratta Clodio-Farnesina impedirebbe il completamento della Metro C, ossia dell’opera più importante per il rilancio del trasporto pubblico di Roma, e per la quale i romani stanno facendo un sacrificio così significativo con il cantiere di piazza Venezia».
Quali sarebbero gli effetti immediati di questo taglio?
«Intanto il taglio di 425 milioni renderebbe impossibile spendere anche gli altri 465 già stanziati, perché questa tratta non può essere scomposta. Quindi salterebbe l’intera tratta e non potremmo neanche fare la progettazione esecutiva dell’opera che stava per partire. E per di più aumenterebbero di 50 milioni i costi necessari a realizzare la tratta T2, da piazza Venezia a Clodio/Mazzini».
Come mai?
«Perché lo stop alla tratta successiva renderebbe necessario realizzare il capolinea proprio a piazzale Clodio facendo lievitare i costi dell’opera, e soprattutto imporrebbe di sistemare lì anche il sito di scavo».
Quest’ultima modifica cosa comporterebbe?
«Intanto disagi notevoli per i cittadini. Per il sito di scavo da cui far partire la talpa, con il capolinea a Farnesina, era stata scelta un’area dell’Ama, dove non ci sono né abitazioni né strade di passaggio. Fermandoci a Clodio, invece, tutto questo andrebbe realizzato nel cuore del quartiere Prati, praticamente di fronte alla sede della Corte dei conti, con conseguenze importanti sulla città».
Quale sarebbe l’impatto sulla zona?
«Da lì si muoverebbero i terreni di risulta dello scavo e dovrebbero arrivare i cosiddetti scudi di galleria, trasportati su Tir giganteschi. Si può solo immaginare con quali risultati sulla vita del quartiere e sul traffico».
Ci sarebbero problemi anche nell’anno giubilare?
«L’apertura del cantiere della tratta Farnesina-Clodio-Venezia è previsto per la fine del 2025, se invece che da Farnesina dovesse partire da Clodio dovremmo aprire un cantiere a poca distanza da San Pietro in pieno Giubileo».A cosa dovrebbe rinunciare, quindi, il progetto di sviluppo del trasporto pubblico romano?
«La decisione di fermare la Metro C a piazzale Clodio impedirebbe di coprirei un quadrante molto importante dove c’è l’Auditorium, il Flaminio, lo stadio Olimpico, il ministero degli Esteri, il Maxxi, dove sorgerà il nuovo museo della Scienza e dove stiamo progettando la realizzazione del distretto del Contemporaneo. Inoltre impedirebbe il futuro prolungamento della linea lungo la Cassia fino alla Giustiniana, in un’area popolosissima che oggi non ha alternative all’auto».
Il problema nasce quindi, tecnicamente parlando, dai tagli lineari chiesti ai ministeri?
«I tagli lineari sono un pessimo metodo che crea sempre pasticci. Come in questo caso, che avrebbe un impatto pesantissimo su Roma e sullo sviluppo delle infrastrutture della mobilità su ferro, che la città aspetta da tempo».
Tra Campidoglio e Governo c’è stato sempre dialogo costruttivo. È ancora così?
«Si era raggiunto un accordo bipartisan per rilanciare il trasporto su ferro, con una positiva intesa tra Campidoglio e Governo, per questo il taglio appare incomprensibile».
Ci sono ancora margini di correzione?
«Fortunatamente è ancora possibile rimediare e faccio un appello fortissimo al Governo in questo senso. Voglio pensare che non sia stata una scelta consapevole e che l’errore sarà corretto».
Ha già avuto contatti con l’esecutivo?
«Ho immediatamente contattato il ministro Giorgetti e la presidenza del Consiglio e auspico di ricevere al più presto una risposta positiva. C’è sempre stata piena collaborazione istituzionale, ed è giusto distinguere la normale dialettica politica dalle scelte strategiche per il Paese e per la Capitale su cui è bene ci sia unità di intenti. Anche la collaborazione per il Giubileo è molto positiva».
Il taglio dei finanziamenti per le infrastrutture può essere una misura valida, per far quadrare i conti?
«Ci troviamo davanti a una manovra che, al di là della retorica dei sacrifici, è espansiva e aumenta il deficit, rispetto all’andamento tendenziale della finanza pubblica, di più di 8 miliardi nel 2025, di 14 nel 26 e di quasi 23 nel 27. Di fronte a questi margini è particolarmente sbagliato tagliare gli investimenti sulle infrastrutture, che hanno un altissimo moltiplicatore per la crescita e sono fondamentali anche per aumentare la competitività dei territori a partire dalla Capitale. È altrettanto sbagliato tagliare risorse ai Comuni e bloccare il turnover del personale».
Questi investimenti giovano anche alle finanze pubbliche?
«Quando i margini di finanza pubblica sono limitati l’ultima cosa da fare è tagliare gli investimenti. È proprio grazie agli investimenti infatti che negli anni passati l’Italia è cresciuta più degli altri Paesi europei, e con l’aumentato delle entrate fiscali si sono costruiti i margini su cui è basata la manovra. Tagliare gli investimenti significa scavarsi il terreno sotto i piedi».