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 2024  novembre 02 Sabato calendario

Manfred Weber approva l’operazione Albania

Il protocollo Italia-Albania resta un modello a cui guardare e l’applicazione del nuovo Patto migrazione asilo aiuterà a superare la disputa giuridica sul concetto di Paese sicuro: ne è convinto Manfred Weber, appena rientrato da un viaggio in Egitto dove ha incontrato il presidente Al Sisi. Sul dossier migratorio, ma non solo, il Ppe ha giocato di sponda con i gruppi di destra, scatenando l’irritazione degli altri partiti della coalizione Ursula. Ma il presidente dei popolari smentisce l’intenzione di voler portare avanti una “politica dei due forni” e assicura che continuerà a lavorare con le forze centriste ed europeiste. Interpellato da “La Stampa” nel corso di questa intervista, il tedesco preferisce invece non commentare le indiscrezioni di stampa relative all’indagine della procura europea, che riguarderebbe un uso illegale dei fondi Ue per la sua campagna elettorale del 2019, e rimanda alla nota diffusa dal gruppo, nella quale gli eurodeputati Ppe dicono di non aver ricevuto alcuna comunicazione ufficiale dalle autorità giudiziarie.
Qual è il significato del suo viaggio in Egitto?
«Con la guerra in Ucraina ci siamo molto concentrati sul fronte orientale, ma il Mediterraneo è una regione cruciale per l’Ue, per questo stiamo lavorando con i partner del Nord Africa. Ho avuto uno scambio di vedute con il presidente Al Sisi, in particolare su due questioni. La prima è quella economica: bisogna stabilizzare l’Egitto, che può offrirci grandi opportunità di lavoro e di affari. E la seconda è quella legata all’immigrazione: l’Egitto sta collaborando bene, è un partner affidabile. Dobbiamo essere orgogliosi del nostro approccio con Tunisia ed Egitto. Abbiamo bisogno del Patto per il Mediterraneo che è stato avviato da Tajani».Le politiche di esternalizzazione sono quindi la nuova priorità?«Come Ppe, noi teniamo molto ai princìpi e ai valori europei, a quelli della convenzione di Ginevra. Bisogna dare protezione a chi fugge da una guerra oppure ha bisogno di asilo. Ma l’unico modo per difendere questi princìpi è fermare l’immigrazione illegale. Le cose stanno cambiando: tutti i Paesi ora fanno i conti con questa realtà, anche quelli guidati dalla sinistra come la Danimarca. È dunque importante lavorare con i Paesi terzi, a partire da quelli mediterranei».
Voi considerate il protocollo Albania un modello da seguire, ma le prime settimane dimostrano che non sta funzionando...
«Tutte le soluzioni innovative hanno bisogno di tempo. Il modello Albania rappresenta un tentativo, in linea con il diritto e i valori europei, di fermare il modello di business dell’immigrazione illegale: tutto ciò che va in questa direzione è chiaramente il benvenuto».
C’è però una controversia legale tra il governo italiano e i giudici sulla definizione di Paese di origine sicuro: serve un nuovo intervento della Corte di Giustizia Ue?
«Si tratta di aspetti giuridici concreti e molto interessanti che ci dovrebbero spingere ancor di più ad accelerare sull’applicazione del nuovo Patto migrazione, che porta con sé certezza giuridica sulla questione dei Paesi di origine sicuri».
Sui centri per i rimpatri fuori dall’Ue, voi del Ppe avete votato con i gruppi dell’estrema destra un emendamento di Afd: il cordone sanitario è stato superato?
«Il Ppe è il partito dell’Europa, dei padri fondatori come Schuman, De Gasperi, Adenauer. Di gente come Antonio Tajani, che tiene alta la bandiera dell’europeismo e dell’atlantismo, di Donald Tusk e del partito di opposizione a Viktor Orban. Il nostro Dna è molto chiaro e saremo sempre contro i nazionalisti anti-Ue, che non sono soltanto i nostri concorrenti ma anche i nostri nemici politici. Ho già definito le nostre linee rosse: noi lavoriamo soltanto con i partiti pro-Ue, pro-Ucraina e a favore dello Stato di diritto».
Però avete votato con i sovranisti sugli emendamenti al bilancio Ue, sulla risoluzione pro-Venezuela, sul calendario delle audizioni, sul premio Sacharov: state costruendo una maggioranza alternativa?
«Da europeista convinto, resto dell’idea che se si vuole costruire qualcosa bisogna lavorare con le forze centriste ed europeiste, come i socialdemocratici e i liberali. È così che abbiamo eletto Ursula von der Leyen e Roberta Metsola, ed è così che vogliamo raggiungere i nostri obiettivi in questo mandato, soprattutto nel campo della competitività, per ridare forza all’economia europea, e della Difesa. Con i nazionalisti non si ottiene nulla, non si risolvono i problemi per i nostri cittadini. I compromessi si costruiscono al centro, non con l’estrema destra. Non cambierò nessuna delle nostre risoluzioni, come quella sul Venezuela, perché l’estrema destra è a favore o contraria. Non hanno alcuna influenza sulle nostre politiche e questo è il motivo per cui non possiamo impedire loro di votare contro o a favore».
Sì, però, avete votato con loro anche sul calendario delle audizioni: hanno ragione i socialisti e i liberali a dire che state giocando con il fuoco?
«Inizio a essere stanco di queste storie che vengono ripetute dai socialisti. Sulle audizioni, per esempio, il Ppe ha votato a favore della proposta avanzata dalla conferenza dei presidenti delle commissioni, che è guidata da un socialdemocratico. Credo che i socialdemocratici e i liberali debbano rassegnarsi: la maggioranza tra liberali e sinistra non esiste più».
Ma questo clima alla vigilia delle audizioni non rischia di far saltare il banco?
«Con le audizioni, il Parlamento europeo ha una grande potere. Noi non firmiamo alcun assegno in bianco, ma abbiamo anche una grande responsabilità: il processo avviene in contemporanea con le elezioni americane e abbiamo bisogno che la nuova Commissione entri in carica senza ritardi».
I socialisti, però, restano contrari alla vicepresidenza esecutiva per Fitto, esponente di un partito che non fa parte della coalizione che ha eletto von der Leyen...
«L’Italia è uno dei Paesi fondatori e merita un ruolo di primo piano nella Commissione. Il governo italiano ha presentato un candidato ragionevole, europeista, che è anche un mio grande amico. Ha il pieno sostegno del Ppe. Spero che tutte le decisioni siano basate sulla cooperazione e sulla buona volontà. Noi abbiamo cercato di lavorare con i Verdi e dobbiamo lavorare anche con i conservatori che hanno un atteggiamento costruttivo, come il governo italiano. Mi auguro che i socialisti la smettano di fare giochetti politici».