la Repubblica, 2 novembre 2024
Paolo Genovese torna a parlare dei segreti di coppia
Nove anni perché Paolo Genovese fosse pronto alla scommessa. Una commedia in grado di sfidare Perfetti sconosciuti, il film fenomeno traslato in lingue e culture diverse.FolleMente è prodotto da Lotus e Rai Cinema (con Disney), le riprese sono in corso, è già fissata l’uscita: il 20 febbraio. In studio a Capannelle (Roma) è ricostruito un pezzo di Testaccio, appartamento e cortile, un open space vintage.Dentro, otto coppie preparano la cena canticchiando, ciascuno per suo conto, Somebody to love dei Queen. La macchina da presa si muove tra loro, in sintonia con il brano; davanti al monitor Genovese ricorda a sé stesso il suo “passato da clipparolo musicale”. Dopo un caffè nella zona catering in stile Halloween, il regista spiega l’idea, «esplorare un rapporto di coppia entrando nelle teste dei protagonisti. Muovendoci tra i non detti, le pulsioni, i pensieri che ci frullano in mente prima di diventare azione e parola. Tutti abbiamo molte personalità, io le rappresento fisicamente: per ognuno dei due protagonisti, Edoardo Leo e Pilar Fogliati, ci sono quattro attori a rappresentarne le parti istintiva, folle, romantica, razionale». Mentre parliamo le “emozioni incarnate”, si muovono intorno, chiacchierando del numero musicale che li comprende tutti. Claudio Santamaria, Eros, è la voce del gruppo e con un microfono in mano è nel suo. Il contraltare è Emanuela Fanelli, “Trilli” ironica e sensuale; Maria Chiara Giannetta, Scheggia, in versione dark, capelli intrecciati con i chiodi («non abbraccio nessuno per non fare male») appaiata a Rocco Papaleo, Valium. Claudia Pandolfi, Alfa, e Marco Giallini, il Professore, i razionali, suonano la batteria. I romantici sono Maurizio Lastrico e Vittoria Puccini, Romeo e Giulietta.
Quando nasce “FolleMente”?
«Il germe risale a vent’anni fa, uno spot Rai mio e di Luca Miniero: “In ogni abbonato ce ne sono tanti e noi cerchiamo di raccontarli tutti”».
Nei due cartoon “Inside out” c’è la reazione diversa delle “menti” di padre e madre alla stessa situazione. Come si dribblano gli stereotipi?
«È un territorio minato. Ci siamo imposti di non farci limitare dal politicamente corretto, nuova forma di censura. Altro è parlare di un’evoluzione della cultura, dei costumi, il superamento di antiche e sbagliate concezioni. Tocca alla coscienza di ognuno di noi adattarle al proprio lavoro. Siamo certi che questo film susciterà polemiche, lo sport nazionale. Siamo un gruppo misto di sceneggiatori e sulle situazioni più delicate, spinte, curiose – sesso, maschilismo, femminismo – gli schieramenti erano trasversali».
Avete consultato psicologi?
«No, ma letto e semplificato, con il nostro punto di vista, le teorie psicoanalitiche più famose, dal super Io all’autocoscienza. InPerfetti sconosciuti raccontavamo le coppie entrando nello smartphone, stavolta nella mente: posti inviolabili dove trovi cose inaspettate».
Sono tante le identità sessuali, la dicotomia uomo-donna è labile.
«Si parla di diversità, la parola giusta è varietà. Abbiamo avuto la forza di dire che non esistono solo il bianco e nero. I protagonisti sono tendenzialmente eterosessuali ma al loro interno ci sono situazioni e battute in cui queste sfumature vengono sottolineate e rivendicate.Senza limiti perché, lo dice uno dei personaggi, nella testa possiamo essere scorretti, anche con noi stessi. Quanto all’omosessualità, penso allo scambio di identità tra Valerio Mastandrea e Giuseppe Battiston in Perfetti sconosciuti: oggi mi farei problemi a raccontare quella situazione, a usare la parola “frocio”. Un caso lampante di come tutto dipenda dal contesto».
Quando quel personaggio sbotta a teatro, il pubblico applaude forte.
«Perché è una critica liberatoria e di pancia, non ideologica. Il pubblico fugge dall’ideologia quando è marcata e diventa di maniera».
Perché ha aspettato tanto per tornare alla commedia?
«Dopo Perfetti sconosciuti me ne hanno propose tante, ho avuto idee, ma ho aspettato quella giusta. La commedia è in crisi perché quella media oggi si vede sulla piattaforma. Si va in sala solo se c’è un evento, un cast forte, un’urgenza».
Come ha scelto gli attori?
«Li volevo credibili nel dramma e nella commedia».
Il progetto di un documentario su “Perfetti sconosciuti”?
«Il film continua a generare, come il lievito madre. Perfect Stranger è in scena a Broadway con un grande cast e il sold out ogni sera. Ieri c’era De Niro, è uscito entusiasta. Se avessi fatto il doc, avrei perso un pezzo importante. Continuo a chiedermi: qual è il momento?».