La Stampa, 2 novembre 2024
Le truffe online tra i reati più comuni in Italia
Non una questione di ceto. Né di età. Ma solo una questione di soldi. Di soldi e avidità. Una combinazione in grado di vincere ogni resistenza. Di annichilire ogni prudenza. Chi ne è vittima scopre il fianco. E lì chi è disposto a approfittarne affonda il colpo. Migliaia, forse centinaia di migliaia le vittime ogni anno in Italia. L’enorme, in larga parte sommerso, popolo dei truffati online. Nel 2023 la Polizia postale ha ricevuto 3.400 denunce di truffe legate a proposte di investimento online. Ma il numero dei casi potrebbe essere molto più alto. Diversi report raccontano che solo uno ogni venti denuncia. Spesso si sta zitti per vergogna. Il numero dei casi aumenta del 12% l’anno. Mentre di per certo i soldi spariti sono 111 milioni solo nel 2023. Ma è una cifra arrotondata per difetto. Con il non emerso si arriverebbe facile a oltre un miliardo. Mentre il trading fraudolento, insieme alle altre frodi informatiche, è il secondo reato denunciato in Italia. Solo nel 2022 274 mila.Le truffe su azioni e criptovalute sono esplose durante gli anni della pandemia. Oggi con l’Intelligenza artificiale le tecniche si sono raffinate: chatbot, telefonate automatizzate, finti consulenti solerti nell’offrire opportunità di guadagno sui social, spesso nelle vesti di ragazze avvenenti. Anche loro finte, non meno degli investimenti. Di vero ci sono solo le vittime. Uomini e donne, di ogni ceto e ogni età. Con pochi denominatori comuni: la solitudine, il troppo tempo passato online e la voglia di fare soldi facili. Elementi ideali per questi raggiri. Fluorescenze sul terreno fertile dei social. Dove la ricchezza prima è diventata una condizione essenziale, da ostentare. Poi un obiettivo facile da raggiungere giocando a fare i Gordon Gekko. Ma nessuno ci riesce davvero. Nessuno è Gordon Gekko.Il mondo delle truffe online è variegato. C’è un sito in Italia lo racconta. Si chiama Decripto. Giovedì ha raccontato quello che sembra essere l’ultimo fenomeno. Riguarda alcune piattaforme che chiedono dai 5 ai 35 mila euro per trasformare il proprio computer personale in una macchina per creare Bitcoin. Uno ogni sei mesi. Per un controvalore di circa 150 mila euro l’anno. Al momento nei confronti di queste piattaforme non ci sono provvedimenti ufficiali. Ma di provvedimenti ce ne sono centinaia. Basta fare un giro sul sito della Consob.L’autorità il 25 settembre scorso ha oscurato l’accesso di 2139 Exchange. Una piattaforma di trading che prometteva il 5% di rendimenti al giorno. Tutti i giorni. Un ‘salario’ lo chiamavano – quasi a far sognare una fonte di reddito alternativa al lavoro vero. E il salario all’inizio arriva davvero. Ma non dal trading. Ma da altre persone che arrivano e mettono altri soldi. E così garantiscono le proprie e le altrui cedole. Fino a quando lo schema non diventa troppo grosso. E allora si chiudono i battenti. Finiscono i prelievi e tutto sparisce. Sarebbero 200 mila i coinvolti. Alcuni di loro si sono organizzati su Telegram. Sperano in una class action. Parlano dietro anonimato. Ma parlano. La voce è quella di un ragazzo, Xdsk si fa chiamare, foto da palestrato in canottiera grigia: “Ci ho messo 500 e all’inizio mi davano 5 euro al giorno, è andata avanti un po’. Poi ho sbloccato il livello successivo e sono arrivato a 1.000. All’inizio era un gioco. Ma da due settimane i soldi non arrivano più”. Avvicinato dice da una ragazza su Telegram. Bionda in body nero. Probabilmente un Bot. È lei che lo invita a entrare nel circuito. E a scalare i livelli di ricchezza. Livelli. Come nei giochi. Perché è così che queste truffe vengono organizzate. Si parte da un investimento base. Poi si sale. Più aumentano i soldi dati più aumentano i premi. A quel punto iniziano le sfide: coinvolgere amici, parenti, aumentare il cerchio. Si scalano nuovi livelli. Intanto i soldi arrivano e si diventa promotori. Ecco, in sintesi, come avvengono queste truffe. Ecco il meccanismo base, antico ma attuale, di uno ‘Schema Ponzi’.Tutto nasce spesso sui social, ma nessuna delle grandi piattaforme frena le pubblicità. Difficile anche colpire i colpevoli. Spesso vivono all’estero e i soldi in cripto sono difficili da tracciare. Impossibile riprendere i soldi persi. Anzi, spesso nelle chat di Telegram dove parlano e si confrontano i truffati, si inseriscono altri truffatori che promettono di recuperarli, pagando. Un meccanismo di raggiro senza fine. Che si perpetua. Che prende nuove forme. Di base però sempre lo stesso schema. Sempre lo stesso Charles Ponzi. Capace di sfidare e vincere da secoli la sfida con la psiche e l’avidità umana