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 2024  novembre 02 Sabato calendario

Come muore la democrazia

In genere le elezioni sono una noia ma entusiasmante è la successiva disamina della quota d’astensione. Da una trentina d’anni si formulano più o meno le stesse ipotesi: la politica deve tornare a parlare con la gente, la politica deve tornare sui territori, la politica deve tornare a occuparsi dei problemi reali, la politica deve tornare a dare una speranza. E mentre, da una trentina d’anni, la politica cerca il modo di tornare a parlare con la gente, di tornare sui territori, di tornare a occuparsi dei problemi reali eccetera, l’astensionismo cresce costantemente e inesorabilmente. E tutta questa autoflagellazione fa persino simpatia a uno come me, persuaso che non si voti più, e vale soprattutto per i ragazzi, perché la democrazia è venuta un po’ a noia, e la si dà per scontata, e perché si è progressivamente fiaccata l’idea che votare incida sulle nostre vite. Meloni – un esempio fra mille – scrive l’unica legge di bilancio possibile secondo gli unici parametri possibili: quelli di mercati, banche, istituzioni europee, ovvero creditori e controllori. La stessa legge che, cento euro più cento euro meno, avrebbe scritto Elly Schlein. Se la democrazia è venuta a noia ed è diventata un esercizio ampiamente sterile, è improbabile che i votanti aumentino, nonostante gli sforzi dei partiti di promettere l’abolizione della povertà, delle malattie e delle guerre. Un bel problema. È difficile governare localmente dinamiche globali ed è ancora più difficile governarle senza denaro, poiché le democrazie europee si sono ricoperte di debiti e hanno perduto ogni libertà di spesa. E senza libertà di spesa, le democrazie si spengono.