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 2024  novembre 02 Sabato calendario

Nelle carte degli spioni milanesi 50 anni di segreti, da Abu Omar alla Sgrena

 Era solo un’agenzia di investigatori privati? O quella «mano oscura» evocata da un protagonista della banda delle spie è l’indizio di un coinvolgimento di livelli più alti? L’inchiesta della procura di Milano è partita da un passo falso dell’ex super poliziotto Carmine Gallo, incastrato dall’incontro con un uomo dei clan. E ha acceso un faro sui rapporti – veri o presunti – degli indagati con esponenti dei Servizi segreti. Dalle carte dell’inchiesta traspare una considerazione dei carabinieri: «È indubbio come emergano elementi e notizie che permettono di ottenere dati utili alla comprensione di determinate dinamiche che ruotano attorno agli ultimi 50 anni di fatti investigativi rilevanti del Paese». Mezzo secolo di segreti citati nell’inchiesta sui dossier. Ne parla Vincenzo De Marzio, 63 anni, investigatore privato, sottufficiale dei carabinieri in congedo, nome di battaglia “Tela” quando era al Ros, con Samuele Calamucci (ai domiciliari): dallo «scandalo Telecom» alle vicende Eni, dal sequestro di Abu Omar a quello di Giuliana Sgrena.Tira in ballo l’agenzia investigativa romana del Capitano Ultimo, cioè Sergio De Caprio (che lavorerebbe per «gli americani», si legge nelle carte) e pure l’ex 007 Marco Mancini. Su di lui dice cose pesanti: «Mi ha promesso che mi avrebbe fatto ammazzare». Lui e il suo gruppo «hanno ammazzato delle persone». Parla dell’incontro tra Mancini (all’epoca ancora al Dis) e l’ex premier Matteo Renzi in autogrill. Chi scattò quella foto il 23 dicembre 2020? «Chi dice che quello è un caso della maestra,mi considera un coglione».Mancini è pronto a denunciarlo e replica alle accuse: «Non ho commesso nessun omicidio, tanto per essere chiari. Non so di quale gruppo stiano parlando». Fa parte della “Squadra Fiore” sulla quale sta indagando la procura di Roma? «Non conosco fiori se non quelli del giardino di casa». Gallo dice di essere suo amico dai tempi dei Servizi: «Un agente talmente segreto che non l’ho mai visto». E su Equalize: «Anch’io sonostato dossierato. Veramente non so il motivo». In generale, «se è vera l’ipotesi accusatoria, è il furto di dati più grande del secolo. Io non so perché una struttura – fino a prova contraria di persone, poi vediamo cosa succede – deve prendere tutte le indagini su Abu Omar e portarle con sé quando va in pensione. Non mi sembra normale». Infine, su quella foto con Renzi: «Sono convinto che ci sia stata una signora identificata che ha scattato la foto. Poi c’è tutto un mondo dietro, credo».C’è ancora molto da capire sull’agenzia Equalize, sui suoi legami e cambi societari. Ancora nei mesi scorsi cercava nuovi agenti da corrompere per gli accessi abusivi, progettava la nascita di una società schermo a Reggio Emilia, “Safe Harbour”, porto sicuro. Fra i contribuenti della banda c’era l’imprenditore Lorenzo Sbraccia, un «abbonato» che versava 36 mila euro al mese per i dossier; e Leonardo Maria Del Vecchio di Luxottica (18 fatture per 361 mila euro); cercava nuovi contatti tra colossi della grande distribuzione e della moda di lusso. Almeno 767 i client i accertati, ma ci sono anche nomi per ora «occulti». E sulla protezione dei sistemi di sicurezza delle procure si muove anche