la Repubblica, 2 novembre 2024
Il confine della divisa
Poliziotti e ex poliziotti, uomini dell’Arma, investigatori privati, manager di multinazionali, imprenditori, affaristi, immobiliaristi e avvocati. Tutti riconducibili al gruppo di via Pattari di cui è leader l’ex poliziotto Carmine Gallo. C’è una linea di confine sulla quale si muovono i protagonisti dell’inchiesta milanese sui dossieraggi che ha portato i carabinieri a segnalare ai magistrati di Milano 68 persone.
È una linea di confine dettata dal codice penale ma anche dal codice morale di chi ha fatto parte delle forze dell’ordine o di chi ancora veste la divisa. Ci sono committenti e esecutori che pur di raggiungere l’obiettivo percorrono una strada a senso vietato.
Nelle conversazioni registrate dai carabinieri di Varese, che il gip ha autorizzato per quasi due anni, spicca un dialogo nel quale viene dipinto uno spaccato grottesco. Parla un investigatore privato, Max, e racconta di alcune gesta dell’ex poliziotto Gallo quando era in servizio alla Questura di Milano.
«Guardie e ladri, guarda che il confine è veramente sottile eh!», dice, «perché la mentalità è la stessa, solo che hai deciso di stare o da una parte o dall’altra, la differenza è quella». Il suo interlocutore chiarisce che Gallo è tutt’altro che ingenuo e ha sempre goduto di appoggi e coperture che gli hanno fatto perdere la prudenza, «siccome non si è ancora scottato», afferma Max a proposito di Gallo «continua a fare quello che faceva prima, solo che prima era protetto». Il poliziotto, per loro, era tutelato in quanto «detentore di molti segreti» e conoscitore di vicende «scottanti». Ma l’ombrello che gli assicurava maggiore copertura era un altro, «perché rappresentava la legge».
La forza di questo ex poliziotto veniva riconosciuta dai suoi colleghi investigatori privati perché il suo passato professionalegli ha creato un’aura che porta le persone a vederlo «come un fenomeno, perché ha risolto delle cose che altri magari non hanno fatto… però su certe cose è troppo spregiudicato».
La legalità in uno Stato di diritto non è un bene negoziabile, né suscettibile di transazioni.
Eccola la linea di confine fra servitori dello Stato e agenti infedeli. Fra rispetto delle regole e potere delle informazioni riservate. Su tutto sta la legge.
Ci sono conversazioni riportate negli atti dalla procura guidata da Marcello Viola in cui viene chiarito un concetto fondamentale, ovvero la «potenza» del gruppo di via Pattari nell’imporsi sul mercato dell’advisoring e delle investigazioni private e societarie grazie all’utilizzo di metodologie e mezzi illeciti. Il mondo delle investigazioni private è sicuramente complesso e è presente in talune aziende una certa ambiguità, anche in relazione alla provenienza di chi viene scelto per via delle precedenti esperienze nelle amministrazioni dello Stato.
Tutto ciò provoca una grande concorrenza che induce a “scappatoie” e “scorciatoie” illecite.
Una certa permeabilità del settore è legata soprattutto al complesso tema dei security manager e della loro provenienza da strutture strategiche pubbliche forti del proprio bagaglio e know-how spesso composto prevalentemente da informazioni riservate. Non è comunque semplice che una struttura investigativa “privata” abbia le capacità, le risorse tecniche e scientifiche e la reputazione per poter raggiungere il livello del gruppo di via Pattari, che si attesta come un servizio di polizia privato. Una Spektre, per citare le indagini che hanno già riguardato anni addietro Carmine Gallo. Ne viene fuori un deficit cronico del senso dello Stato e della cultura delle regole.