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 2024  novembre 02 Sabato calendario

Gigi Proietti raccontato dalla figlia Carlotta

«Ho avuto una famiglia non noiosa... e pensare che so’ nato che c’era ancora Dante Alighieri», scherzava Gigi Proietti. E scherzava pure sulla sua data di nascita che, incredibilmente, è stata anche la data della sua scomparsa. Esattamente oggi, di quattro anni fa, giorno in cui avrebbe dovuto celebrare il suo 80esimo compleanno, Gigi ha abbandonato la scena e la vita. Nei giorni scorsi, è stato possibile visitare la tomba monumentale del grande attore al Cimitero del Verano, dove sono state deposte le sue ceneri con una cerimonia privata della famiglia.
«Papà ironizzava sulla fatale coincidenza: il giorno del compleanno con la festa dei morti – racconta la figlia Carlotta —. Sottolineava però che la morte è molto presente nel teatro e immagino che vivesse la coincidenza delle date con filosofia. Per questo noi in famiglia il 2 novembre celebriamo con un brindisi non la sua scomparsa, ma il suo compleanno. Mi manca tanto non solo come genitore, il confronto artistico è un vuoto incolmabile: era un vulcano di idee».
Considerato un attore comico, Gigi iniziò nel teatro d’avanguardia. I genitori, però, lo volevano laureato.
«Fondamentale il pezzo di carta e la sua battuta in proposito era: “Piove o tira vento, lo stipendio fisso e la tredicesima”. Papà ha frequentato l’università, ma non ha mai raggiunto il traguardo e non mancava la sua battuta: “Non vi preoccupate, nun me so’ laureato”».
Dall’avanguardia alla commedia musicale al Sistina...
«Quando lo chiamarono per sostituire Domenico Modugno in Alleluja brava gente! a fianco di Rascel, era un po’ incerto se accettare».
Perché?
«La prima parola del copione era “Minchia!”... rimase perplesso, stava quasi per rifiutare la proposta... Per fortuna accettò e fu la svolta decisiva».
Lei e sua sorella Susanna siete cresciute nel camerino del Sistina: com’era Gigi dietro le quinte?
«Mai serioso, il camerino era un parco giochi: si divertiva a sbeffeggiare tutti, oltre a sé stesso e, durante le pause, imbracciava la chitarra e cominciava a cantare».
Si sentiva un erede di Ettore Petrolini?
«Erede vero e proprio non direi, ma sicuramente ha attinto molto dal grande attore romano, basti citare uno dei tanti personaggi che ne ha interpretato, Gastone»
Che padre è stato in privato?
«Davvero speciale. Un difettuccio? La pigrizia, anche perché lavorava fino a tarda notte in teatro. La mattina mamma gli portava la colazione a letto e se gli chiedevamo: papà, andiamo a fare una passeggiata? Lui ci guardava stranito e ribatteva: “’na passeggiata? Per carità!”. Insomma, non era un papà che ti accompagnava a scuola, la sua era una presenza discontinua. Persino le vacanze raramente si facevano insieme, perché era spesso impegnato nelle tournée».
Con lui si rideva anche in famiglia?
«Gigi in casa non era diverso dal Gigi in palcoscenico. Certo, non era spumeggiante come in scena, ma tendeva a sdrammatizzare qualunque problema».
Nei confronti di voi figlie, permissivo o severo?
«Se c’era da arrabbiarsi, non alzava la voce, niente scenate. Una volta, non gli mancò la battuta sdrammatizzante. Ero stata beccata a scuola a fumare una sigaretta e la preside mi espulse per alcuni giorni. Tornai a casa con la coda fra le gambe e quando fui costretta a comunicargli la punizione, lui mi guardò stupito e ribatté: “Perché ti hanno punito? A scuola non se può fuma’?”».
Lei ha debuttato al suo fianco in teatro. I suoi insegnamenti?
«La sua principale preoccupazione era che mi divertissi in ciò che facevo perché, diceva, se ti diverti significa che stai facendo la cosa giusta. Non mancava però la sua autorevolezza da attore e regista. Il rigore prima di tutto: Vittorio Gassman lo definiva maniacale. Una delle sue frasi ricorrenti era: viva er teatro, dove tutto è finto, ma non c’è niente di falso».
Gigi e Sagitta, la svedese sua compagna di vita, non si sono mai sposati.
«Lui diceva: siamo antichi concubini. Papà era scaramantico e affermava: siamo andati bene fino adesso, perché dobbiamo sposarci?».
Oltre alla sua scomparsa, un vuoto incolmabile è la chiusura del Globe Theatre: il palcoscenico che creò nel 2003 a Villa Borghese. Novità per la riapertura?
«Dopo il crollo di una scalinata, avvenuto nel 2022, è tuttora sotto sequestro in totale abbandono. Una vergogna! Cosa direbbe papà? Di sicuro sarebbe molto arrabbiato».