Corriere della Sera, 2 novembre 2024
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I direttori dei due grandi musei nazionali che lasciano le loro sedi, cioè Stéphane Verger a Roma e Mario Epifani a Napoli, dicono addio alle loro città con due messaggi pubblici gonfi di amarezza, in cui rivendicano i risultati ottenuti. Scrive Verger con la data di ieri: «Oggi è il mio ultimo giorno al Museo Nazionale Romano. Il ministro della Cultura non ha ritenuto opportuno rinnovare il mio contratto alla direzione del museo. Quattro anni di grande lavoro, che ha portato ad importanti realizzazioni, malgrado le condizioni difficili, dal Covid al rincaro dell’energia, nel contesto della generale carenza di personale e di riduzione degli stanziamenti di funzionamento. Mostre importanti: Tota Italia, Vita Dulcis, L’istante e l’eternità, Dacia… Concerti, incontri, performance, moda e tanta creazione contemporanea per far rivivere l’antico: Ai Weiwei, Vezzoli, Cragg, Araujo, Marin, Pelletti ed Elisabetta Benassi…»
E poi il capitolo dei grandi lavori ancora in corso alla Crypta Balbi dopo l’abbandono di anni, quando era quasi trasformata in deposito di cassette di materiale archeologico mentre ora è pronta a ripartire entro il 2026, quindi il progetto «Urbs/ Dalla città alla campagna romana». Verger si congeda non nascondendo il suo stato d’animo: «Un giorno di amarezza per le cose immaginate, progettate e in corso di realizzazione che non potrò seguire fino alla fine ma che spero non saranno abbandonate o stravolte. Un giorno di gioia anche all’idea di ritrovare Parigi e di riprendere lo studio e l’insegnamento all’École Pratique des Hautes Études, che mi mancavano e che saranno arricchiti dalla conoscenza intima e, mi sento di dirlo, esaustiva delle straordinarie collezioni del Museo Nazionale Romano». Come fa trapelare Verger nelle sue righe, il timore è che l’impianto finale del suo lavoro possa essere abbandonato o stravolto ed è per questo che lo sottolinea pubblicamente nel suo documento di addio.
Anche il saluto di Epifani rivolto direttamente alla città è una rivendicazione del lavoro svolto: «Fino a qualche anno fa il Palazzo Reale di Napoli era quasi sconosciuto persino ai napoletani, oggi è tornato ad essere un simbolo della città riconoscibile a livello internazionale tanto da essere scelto come sede privilegiata di eventi di alto profilo istituzionale (G20, Summit dei ministri della Cultura del Mediterraneo, conferenza Unesco e G7 della Cultura e della Difesa) e di manifestazioni pubbliche fortemente attrattive». Nel saluto di Epifani ci sono soprattutto i numeri: «Lo scorso anno il Palazzo Reale di Napoli ha superato la soglia dei 435 mila visitatori, registrando un aumento del al 27% rispetto al 2022, con un incasso superiore a un milione e 700 mila euro, e risultando tra i primi dieci musei in Italia per incremento di visitatori e incassi. Nel 2019 i visitatori erano stati 272mila e il museo era al 26° posto nella top 30 dei musei più visitati: nel 2023 è salito al 19°». Il direttore uscente rivendica anche il recupero di spazi per il pubblico per le mostre temporanee, il nuovo allestimento del presepe settecentesco e i percorsi speciali che hanno reso accessibili il deposito della Foriera, il laboratorio di restauro, i sottotetti e il Belvedere. Infine il messaggio chiude con un abbraccio alla città e ai turisti che hanno affollato Palazzo Reale.
Invece nessun commento da Maria Luisa Pacelli a Bologna (ma c’è chi, in città, progetta una raccolta di firme in suo favore). Annamaria Mauro si limita a confermare ironizzando con un «sono stata cattiva, chissà...» e annuncia il suo ritorno a Pompei, dove era funzionario fino alla sua nomina. Infatti ha già telefonato al direttore del parco Archeologico di Pompei, Gabriel Zuchtriegel, annunciando il suo rientro nel suo organico