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 2024  novembre 01 Venerdì calendario

L’arcivescovo di Napoli chiede ai ragazzi di deporre le armi

La Sanità ha il «cuore strappato»: lo scrivono i ragazzi sulle magliette bianche, seduti accanto alla bara di Emanuele Tufano, quindici anni, assassinato prima dell’alba del 24 ottobre a due passi dal centro storico napoletano in uno scontro tra bande di giovanissimi. Ieri pomeriggio, a Napoli, i funerali, presieduti dall’arcivescovo don Mimmo Battaglia, nella chiesa di santa Maria della Sanità, anche lui senza parole, «perché non ci sono parole che possano lenire il dolore di due genitori, di una famiglia che vede spezzata la vita del proprio figlio».«Deponete le armi – è il grido che don Mimmo rivolge ai giovani presenti – abbandonate la logica del sopruso e della prepotenza e lasciatevi raggiungere, educare ed accompagnare da chi crede ancora in voi, da chi vede nel vostro cuore un punto sacro e accessibile al bene. Perché è in gioco la vostra vita e cambiare è sempre possibile». «Nessuno muore sulla terra finché vive nel cuore. Manu vive» hanno scritto sui cartelloni i tanti che si accalcano in chiesa e lanciano palloncini bianchi. L’arcivescovo, nella sua omelia, dice «basta» alla «violenza che spezza vite innocenti e lascia intere famiglie nel dolore»; basta «al traffico di armi che arriva fino ai più piccoli»;basta «con una politica che non mette al centro di tutto i più piccoli», basta «con una Napoli che si lascia soffocare dal buio, senza reagire».
Poi un duro attacco «a tutti noi che tiriamo a campare. Distraendoci e stordendoci.Raccontando di una città che esiste solo in parte, rifugiandoci nei numeri del turismo, nei protocolli avviati, distogliendo lo sguardo da questa follia di un mondo adulto che non vede più i suoi figli più giovani e più fragili».
Napoli sta piangendo troppe vittime innocenti. E allora Battaglia dice agli stessi amici di Emanuele, ai compagni di scuola: «Io sono qui per tutti voi. A voi dico, supplicandovi, come un padre, che non sa più che fare: scegliete la vita, disprezzate la violenza, prendete le distanze dai modelli criminali». Poi la benedizione della salma che don Mimmo fa fare alla mamma del giovane Emanuele, seduta con il papà in prima fila. Nella preghiera dei fedeli si ricordano anche gli altri due ragazzi, feriti nella sparatoria, di 14 e 17 anni. La madre di uno dei minori ha raccontato: «Non voglio che anche mio figlio finisca ammazzato così. L’ho denunciato a maggio per non arrivare a tutto questo». Emanuele Tufano sarebbe morto a seguito di un colpo di pistola alla schiena esploso durante una guerra armata tra bande rivali: questa l’ipotesi di Squadra mobile, Procura dei minorenni e Direzione distrettuale antimafia – che da giovedì scorso stanno tenendo sotto la lente d’ingrandimento tutti gli aspetti dell’omicidio. La notte in cui morì Emanuele sarebbe entrato in azione un folto gruppo di giovani e giovanissimi armati provenienti dal rione Sanità che dopo avere “sconfinato” hanno aperto il fuoco contro un gruppetto di rivali di piazza Mercato, che hanno risposto sparando.