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 2024  novembre 01 Venerdì calendario

A Milano i gradi di Roma 40 anni fa

La crisi climatica è uno dei fenomeni più complessi e urgenti del nostro tempo, un tema che collega scienza, società e politica a livello globale. Charles David Keeling fu tra i primi a registrare, nel 1952, la concentrazione di anidride carbonica nell’atmosfera, un’osservazione che portò alla scoperta di una relazione peculiare: il ciclo annuale di aumento dell’anidride carbonica (CO2) in primavera, seguito da una diminuzione in estate, per poi risalire in autunno. Questo andamento stagionale simboleggia il “respiro” del pianeta, scandito dalla fotosintesi. In primavera, le foreste boreali “respirano” abbassando la CO2 atmosferica, ma negli anni questo ciclo diventa sempre meno efficace a causa dell’aumento delle emissioni di gas serra. Sebbene circa il 20% della CO2 è assorbito dagli oceani, con effetti sull’acidificazione, e il 30% dagli ecosistemi terrestri, in particolare dalle foreste il restante 50% resta intrappolato nell’aria creando l’effetto serra, noto dal XIX secolo grazie agli studi di Svante Arrhenius. L’aumento della CO2 causato dalle attività umane ha però alterato questo equilibrio, innescando un riscaldamento senza precedenti con effetti sempre più pronunciati a partire dal XVIII secolo con l’invenzione del motore a combustione interna.
In tempi recenti, la concentrazione è aumentata da 280 ppm (parti per milione) a circa 420 ppm (0,042%), con un incremento delle temperature globali di circa 1,2 gradi rispetto al periodo preindustriale. La Terra si riscalda più delle acque e alcune regioni, come il Nord Italia, hanno registrato un incremento di circa 2,5 gradi negli ultimi cinquant’anni.
Oggi città come Varese, Bergamo o Milano registrano attualmente una temperatura media che si rilevava a Roma quattro decenni fa e, a sua volta, Roma registra la temperatura che era di Palermo nello stesso periodo. Lo spostamento delle fasce tropicalizzate genera un riscaldamento che accelera il ciclo dell’acqua, portando a eventi estremi come piogge intense e siccità. La concentrazione dei dati sul clima è sintetizzata nei rapporti dell’IPCC, il panel intergovernativo che fa capo alle Nazioni Unite i cui studi confermano l’aumento delle temperature causato delle attività umane e l’uso dei combustibili fossili. E mentre è vero che eventi naturali come il vulcanismo e le variazioni solari influenzano il clima, è però la CO2 antropica ad avere il ruolo dominante. La sua presenza nella parte bassa dell’atmosfera e il raffreddamento della stratosfera supportano questa ipotesi. Il riscaldamento globale minaccia di spingere vari ecosistemi verso punti di non ritorno, come lo scioglimento dei ghiacci groenlandesi la cui fusione dei ghiacci contribuisce all’innalzamento del livello dei mari, con proiezioni tra cinquanta centimetri e un metro entro il 2100.
Questo aumento potrebbe continuare per secoli, impattando le future generazioni e le società costiere. Di fronte a questa crisi, le strategie sono due: adattamento e mitigazione. Occorre ridurre l’uso dei combustibili fossili, aumentare l’efficienza energetica e migliorare la capacità di assorbimento della CO2 tramite la riforestazione. Va considerato che, indipendentemente dal modello climatico scelto, tutti i ghiacciai situati al di sotto dei 3.500 metri sono ormai condannati allo scioglimento. Questo drammatico fenomeno è indicativo della velocità con cui il riscaldamento globale sta alterando i nostri ecosistemi, portando a conseguenze irreversibili a breve termine.
La transizione energetica è già in corso, con un aumento delle fonti rinnovabili e la crescita della mobilità elettrica, soprattutto in Europa e Cina. La crisi climatica è un problema globale con risvolti economici, sociali e ambientali, e richiede uno sforzo collettivo. Se è vero che il clima è sempre cambiato, oggi siamo noi a essere i principali responsabili, e questo offre una possibilità: intervenire. Il percorso è complesso, ma le soluzioni esistono e con volontà politica e azioni mirate possiamo garantire un futuro più sicuro per le generazioni a venire