La Stampa, 1 novembre 2024
L’ideologia sostituita da Instagram
Edoardo Rixi, viceministro leghista ai Trasporti (dunque il viceSalvini), ha speso buone parole per Danilo Toninelli: una brava persona ma «a volte troppo ideologizzato». Sono corso a vedere sulla Treccani la definizione di ideologia: in politica «il complesso dei presupposti teorici e dei fini ideali (o comunque delle finalità che costituiscono il programma) di un partito». Ignoro quali siano i presupposti teorici e i fini ideali di cui è costituita l’ideologia di Toninelli, ma ignoro anche quali presupposti e fini costituiscano l’ideologia di Rixi o di qualsiasi altro partito o suo leader del tempo presente. La mia generazione, i ventenni di quando si tirò giù il Muro di Berlino, è cresciuta con la litania quotidiana della fine delle ideologie: il fascismo, il comunismo, il socialismo, il liberalismo, il popolarismo erano il nome delle architetture di pensiero, diverse o addirittura contrapposte e in concorrenza fra loro, attraverso cui si analizzava il mondo e se ne indirizzava l’approdo. Appunto: tutto innalzato e tracollato nel Novecento. Le ideologie non ci sono più e probabilmente non è un male, poiché spesso servirono agli uomini come Torre di Babele non per raggiungere il cielo dalla terra, ma per trascinare sulla terra il cielo. È un male che siano state sostituite dal nulla e che se ne usi il termine per indicare, vagamente, un tizio poco elastico e aggrappato a suoi tre pregiudizi: in effetti, il ritratto collettivo della politica di oggi. Ma lo straordinario è che per l’ideologia, com’era intesa ieri, servivano fatica e studio; per l’ideologia, com’è intesa oggi, basta un account Instagram