la Repubblica, 1 novembre 2024
Beppe Grillo impari dai cappuccini
Caro Merlo, se lo conosce, dica a Grillo di disertare la Costituente del “suo” movimento. Chissà quanti frati Elia incontrerebbe, “quei frati, non essendo più mendicanti, non avrebbero dovuto continuare a chiamarsi francescani, giacché la fatica dei secoli e il cambiamento dei costumi tanto radicalmente avevano sovvertito la regola instaurata dal fondatore. Quelli che prima chiedevano, adesso vendono. Quelli che prima rinunciavano, adesso accumulano”. Dica a Grillo di leggersi “La seconda vita di Francesco d’Assisi”, di José Saramago. C’è già tutto, lì dentro. Luca Cardinalini – Marsciano (Perugia)
È difficile negare che ci sia una triste grandezza in Beppe Grillo che, nella sua seconda vita, è diventato irrilevante pur avendo, nella prima vita, vinto e stravinto sino a fare del suo movimento il partito di maggioranza relativa.Ma Grillo, che è insignificante dopo avere cambiato il nostro Paese, era solo e smarrito già nella grande rete di Casaleggio che, lo dico da avversario della prima ora, comunque esprimeva, sia pure in forma strampalata,una grande voglia di stare insieme e di fare comunità.Lei mi ha ricordato Assisi e l’immenso refettorio di cento metri per dieci, con i 200 posti già apparecchiati, come nel college di Harry Potter, con tutto quel legno aristocratico, quel silenzio e quei quadri dei magnifici santi francescani. Tra loro c’è anche sant’Antonio di Padova certo, ma non padre Pio, che è il francescano di Giuseppe Conte. Non c’è perché è sepolto in una tomba da faraone che fa inorridire l’ordine dei cappuccini.