Corriere della Sera, 1 novembre 2024
I funerali di Matilde Lorenzi
Abbracci disperati, lacrime, mani che si stringono e non si lasciano più. E poi i ricordi, i sogni, le fotografie, il cappello alpino e lo sci personalizzato deposto ai piedi dell’altare. Il funerale di Matilde Lorenzi non è ancora iniziato, ma davanti alla chiesa di San Lorenzo, a Giaveno, in provincia di Torino, si è radunata una folla di migliaia di persone, che aspettano in un silenzio irreale l’arrivo del feretro. Vogliono tutti dare l’ultimo saluto alla 19enne sciatrice di Valgioie, morta lo scorso 29 ottobre dopo una terribile caduta sul ghiacciaio della Val Senales, in Alto Adige. Papà Adolfo sorregge la moglie Elena, mentre a fianco della sorella Lorenza, soprannominata Titti, anche lei sciatrice, c’è l’amica e compagna di nazionale Marta Bassino. I fratelli Matteo e Giosuè consolano la nonna Rosina, che sussurra fra le lacrime: «Il Signore ci ha portato via una meraviglia».
Arriva la bara. Avvolta in una bandiera tricolore e sormontata da una corona di rose bianche e rosse, viene portata in chiesa tra due ali di gagliardetti, mentre la tromba suona il silenzio. Matildina era caporalmaggiore delle truppe alpine dell’Esercito e in chiesa, accanto al ministro per lo Sport Andrea Abodi e alla sottosegretaria alla Difesa Isabella Rauti, ci sono anche il sottocapo di stato maggiore dell’Esercito Salvatore Camporeale e il comandante delle truppe alpine Michele Risi.
Titti si scioglie dagli abbracci e con coraggio prova a ricordare la «sua» Mati, salita sugli sci quasi per gioco per seguire le orme della sorella più grande: «Non so chi ti ha portato via, ma sicuramente aveva un gran bisogno di te. Hai lasciato un vuoto immenso, devastante. Sono sicura che sarai tu a guidarmi nelle scelte future, sentiamo che ci proteggi. Buona discesa libera, continua così, che sei in luce verde». Poi papà Adolfo: «Ringraziamo tutti e avremo bisogno di tutti. Matilde ci ha chiamato a un duro lavoro. Verremo a bussare a tutte le porte e quelle porte si dovranno aprire. Il progetto per la sicurezza ti terrà in vita». Il riferimento è alla raccolta fondi legata all’iniziativa «Matildina4safety», lanciata in ricordo della figlia per la creazione di un sistema di sicurezza individuale per lo sci.
Infine parla Elena, la madre di Matilde, con la voce tremante: «Diciannove anni fa sei arrivata in fretta, hai rischiato di nascere in macchina e lunedì hai deciso di andare via altrettanto in fretta. Voglio ringraziarti perché papà e io abbiamo avuto la fortuna di essere scelti da te per fare i tuoi genitori. Ci hai donato tantissimo, ora devi continuare a sciare dove sei e farci sentire la tua presenza sempre vicino». Ci sono tanti ragazzi con le tute dei gruppi sportivi che non smettono di piangere, mentre Monsignor Alessandro Giraudo, vescovo ausiliario di Torino conclude la messa. Mamma Elena si rivolge a loro fuori dalla chiesa: «Dovete volervi bene per dare il bene più puro agli altri». Parte un lungo applauso, nessuno vorrebbe vedere il feretro andare via. Federico, il fidanzato di Mati si abbraccia con Lucrezia. «Ho promesso ai familiari che lavoreremo per la sicurezza nello sci e negli impianti e il padre sarà coinvolto. Il mio è un giuramento solenne», dice il ministro Abodi. Poi il feretro parte per tornare a Valgioie. E c’è solo il tempo per gridare un’ultima volta: «Ciao Mati».