Corriere della Sera, 1 novembre 2024
Chi vincerà nei 7 Stati in bilico?
A quattro giorni dalle presidenziali, la candidata democratica Kamala Harris e quello repubblicano Donald Trump sono impegnati in una sfida all’ultimo voto nei sette Stati in bilico che decideranno l’elezione: in Arizona, Georgia, Michigan, Nevada, North Carolina, Pennsylvania e Wisconsin quasi tutti i rilevamenti danno un candidato o l’altro avanti di pochissimo, quasi sempre entro il margine di errore.
A livello nazionale, secondo il tracciatore dei sondaggi di FiveThirtyEight, Harris sarebbe avanti di 1,4 punti – 48,1% a 46,7% – mentre RealClearPolitics nella sua media dei rilevamenti assegna a Trump un margine di 0,4 punti, 48,4% a 48%. Il voto nazionale, tuttavia, conta poco: Hillary Clinton nel 2016 ottenne tre milioni di preferenze in più, ma Trump divenne presidente grazie a 77 mila voti in Michigan, Wisconsin e Pennsylvania, i tre Stati del «blue wall», operai e di tradizione democratica, che Biden ha riconquistato nel 2020.
L’ultimo sondaggio di Cnn condotto proprio nel «blue wall» dà Harris avanti in Michigan e Wisconsin – gli unici due Stati, fra quelli in bilico, dove Robert Kennedy Jr. non è stato cancellato dalle schede e potrebbe così danneggiare Trump – mentre in Pennsylvania i due sfidanti sarebbero pari. Il pareggio in Pennsylvania emerge anche dal Monmouth University Poll, altro sondaggio appena pubblicato, dove i due rivali hanno gli stessi numeri.
Su dati così ristretti, ogni rilevamento uscito nell’ultima settimana «vede» risultati diversi, anche a seconda delle vedute politiche dei sondaggisti: c’è chi dà avanti un candidato o l’altro, e chi nei dati legge un pareggio. In ogni Stato può succedere di tutto, anche perché quasi ogni rilevazione è all’interno del margine di errore. Per provare a capire chi vincerà, quindi, non resta che incrociare i voti elettorali assegnati dai singoli Stati – ne servono 270 per essere eletti – con le medie dei sondaggi realizzate dai siti RealClearPolitics, di tendenza conservatrice, e FiveThirtyEight, che ha posizioni più progressiste.
Contando gli Stati in cui sono certi di vincere, Harris parte da 225 voti e Trump da 220. Restano così i 93 voti elettorali degli Stati in bilico: la Pennsylvania ne assegna 19, la Georgia e la North Carolina 16, il Michigan 15, l’Arizona 11, il Wisconsin 10 e il Nevada 6. Da qui partono due strade che portano alla Casa Bianca: una segue le indicazioni di RealClearPolitics, l’altra la mappa di FiveThirtyEight.
Secondo la media dei sondaggi di RealClearPolitics, Trump è avanti di 2,5 punti in Arizona, di 0,5 punti in Nevada, di 0,8 in Pennsylvania, di 1 in North Carolina e di 2,4 in Georgia; Harris ha un margine di 0,2 in Wisconsin e di 0,4 in Michigan. La vicepresidente aggiungerebbe così 25 voti elettorali e si fermerebbe a 250 totali, mentre Trump ne otterrebbe 68, arriverebbe a 288 e tornerebbe alla Casa Bianca. Basterebbe la Pennsylvania, però, a capovolgere il risultato.
Per l’analisi dei sondaggi effettuata da FiveThirtyEight, invece, Trump è avanti di 2,2 punti in Arizona, di 1,8 in Georgia; di 1,1 in North Carolina, di 0,4 in Pennsylvania, Harris è in vantaggio di 1 in Michigan, di 0,1 in Nevada, di 0,8 in Wisconsin. In questo caso la vicepresidente guadagnerebbe 31 voti elettorali, fermandosi a 256, mentre Trump ne otterrebbe 62, arrivando a 282 totali. Anche in questo caso, la Pennsylvania può capovolgere l’esito.
I sondaggi, come ci ha insegnato la storia, a volte però sbagliano, e di molto. Nel 2016 sostenevano che Hillary Clinton sarebbe diventata la prima presidente donna. Nel 2020, nota invece FiveThirtyEight, i sondaggi sovrastimarono il vantaggio di Joe Biden, che vinse ma con un margine minore rispetto alle attese: il futuro presidente risultava avere 4 punti in più negli Stati in bilico. Quest’anno, con quattro punti in più o in meno, cambierebbe tutto.
Bastano infatti piccoli errori statistici per influenzare il risultato: per questo FiveThirtyEight «simula» potenziali sbagli nei suoi sondaggi. Aggiustare i dati, però, potrebbe anche avere l’effetto opposto: in molti ritengono che la paura di sottostimare Trump, come avvenuto nei due cicli elettorali precedenti, finisca per sovrastimarlo.
Proprio il fondatore di FiveThirtyEight Nate Silver, che ha ormai lasciato il sito, sostiene oltretutto che molti sondaggisti stiano facendo «gregge», assegnino cioè ai due candidati grosso modo le stesse percentuali per paura di sbagliare: da qui nascerebbe la sfilza di +1 Harris, +1 Trump, pareggio. Considerando tutte le variabili, il modello realizzato da FiveThirtyEight oggi assegna a Trump un 52% di probabilità di vittoria, mentre Harris ha il 48%. Ma domani, quanto a sondaggi, è un altro giorno.