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 2024  ottobre 31 Giovedì calendario

GLI SPIONI COMINCIANO A CANTARE: “FACEVO DEI REPORT, ORA TEMO PER LA MIA INCOLUMITÀ” – MASSIMILIANO CAMPONOVO, UNO DEI 4 ARRESTATI NELL’INCHIESTA SULLA BANDA DEI DOSSIER, PARLA AL GIP: “È UN SISTEMA OSCURO” – IL POLIZIOTTO MARCO MALERBA AMMETTE: “FACEVO ACCESSI ABUSIVI PER CARMINE GALLO, ERA UNO SCAMBIO DI FAVORI” – CALAMUCCI, L’HACKER “IN-CHIEF” DI EQUALIZE: “SIAMO ACCUSATI DI ATTIVITÀ IMPOSSIBILI DA REALIZZARE” – L’INDENTIKIT DEI 68 MEMBRI DELLA BANDA… -

(ANSA) - Arrivano dal poliziotto Marco Malerba le prime ammissioni, con risposte davanti al gip, nell'inchiesta milanese sui presunti dossieraggi. "Sì, facevo gli accessi abusivi per i dati, nell'ambito di un rapporto di scambio di favori": è quanto avrebbe detto l'indagato al giudice. Favori che, a suo dire, gli venivano richiesti "dal suo capo", ossia Carmine Gallo. 2. UN ARRESTATO AL GIP, 'FACEVO REPORT, TEMO PER INCOLUMITÀ' (ANSA) - "Temo per l'incolumità mia e della mia famiglia, mi passavano i dati e io facevo i report, eseguivo". E' questo il senso delle dichiarazioni rese da Massimiliano Camponovo, uno dei 4 arrestati nell'inchiesta milanese sui presunti dossieraggi

3. CAMPONOVO AL GIP DI MILANO, 'È UN SISTEMA OSCURO' (ANSA) - "Sono preoccupato, avevo percepito che dietro a questo sistema c'era qualcosa di oscuro". Sarebbero, nella sostanza, altre frasi pronunciate, con dichiarazioni spontanee davanti al gip, da Massimiliano Camponovo, uno dei quattro arrestati nell'inchiesta milanese sul network di cyber-spie.

4. L'HACKER DEI DOSSIER, 'ACCUSATI DI ATTIVITÀ IMPOSSIBILI' (ANSA) - "L'unica cosa che posso dire, signor giudice, è che dal punto di vista empirico le cose che ho letto sugli organi di stampa sono impossibili da realizzare". Sono queste le dichiarazioni spontanee di Nunzio Samuele Calamucci, l'esperto informatico tra gli arrestati nell'inchiesta della Dda di Milano e della Dna sulla rete presunta di cyber spie. Le dichiarazioni si riferiscono alla presunta calacità del gruppo di 'bucare' lo Sdi. Calamucci, interrogato stamani sal gip Fabrizio Filice, si è avvalso della facoltà di non rispondere: intende prima conoscere gli atti dell'indagine per poi parlare ai pm.

5. “SONO PIÙ TECNOLOGICI DELLE FORZE DI POLIZIA” L’IDENTIKIT DEI 68 NELLA BANDA DELLE SPIE Estratto dell’articolo di Rosario Di Raimondo per “la Repubblica”

Saranno stati pure «un pericolo per gli interessi vitali delle istituzioni », ma alcuni di loro si accontentavano di molto meno. Come l’agente arruolato dalla banda degli spioni che riceveva in regalo dal negoziante di Seregno un paio di Hogan in cambio di un passaporto facile.

Avranno avuto strumenti tecnologici «pari se non superiori alle forze dell’ordine», per ordire depistaggi e ricatti, ma preparavano il buon vecchio fango per screditare Alex Britti, “colpevole” di aver portato in tribunale l’ex compagna che — secondo la denuncia del cantante — lo aveva video ripreso a sua insaputa in casa.

[…] Storie piccole e grandi ruotano attorno ai nomi dei 68 protagonisti della macchina dei dossier […]. Una buona metà dei protagonisti a caccia delle vite degli altri era collegata alla società Equalize di Enrico Pazzali […], per gli amici “Il presidente” o “Zio bello”, che chiedeva report a raffica ai suoi hacker.

Come l’esperto Samuele Calamucci detto “Samu”, che si vantava di rapporti pure con l’entourage di Berlusconi; come quel nutrito gruppo di informatici (da Cornelli e Camponovo, finiti ai domiciliari). Ancora, c’era una rete di divise infedeli, pagate «due o trecento euro» per accedere alle banche dati istituzionali, dal finanziere Giuliano Schiano al poliziotto Marco Malerba.

Ancora: investigatori privati sul filo della legge, smanettoni freelance, l’ingegnere-hacker (lo chiamavano così) Gabriele Pegoraro, procacciatori di nuovi clienti come l’ex carabiniere Vincenzo De Marzio. Nella rete c’erano semplici impiegati e tecnici ombra come quel tale Luca rimasto, persino per gli investigatori, «soggetto per lo più sconosciuto alle indagini». Un uomo invisibile.

[…]  Dall’altro lato, […] i clienti. Come l’imprenditore Lorenzo Sbraccia, «privo di scrupoli» secondo i pm, «ossessionato » dalla ricerca di informazioni riservate per i suoi affari nonché principale finanziatore della premiata ditta Spioni spa: un milione e passa di euro è arrivato nei conti della società con gli uffici vista Duomo e gli schermi accesi sui segreti di migliaia di persone.

«Possiamo sputtanare tutta l’Italia», era il grido di battaglia. Se al buon “Pazzalone” interessavano dossier da usare contro «competitor» economici e politici, la banda fatturava «kappa» grazie a commesse con celebri brand impegnati nel controllo di dipendenti ritenuti infedeli: così l’elenco degli indagati accoglie manager di Barilla, Erg, Heineken ma anche nomi altisonanti come quello di Leonardo Maria Del Vecchio, figlio dell’impero Luxottica, che avrebbe arruolato due emissari per concordare con Equalize l’installazione di un “trojan” nel telefono della modella di cui si era «invaghito» e per commissionare un falso dossier sul fratello. […]