Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2024  ottobre 31 Giovedì calendario

Finché c’è Conte noi di destra stiamo tranquilli

Lo scontro tra Beppe Grillo e Giuseppe Conte è paragonabile a quello tra l’azionista (il fondatore Grillo) e l’amministratore delegato (il manager Conte) di una grande azienda. Prassi vuole che il braccio di ferro si risolva a favore del primo, ma la sua potrebbe rivelarsi una vittoria di Pirro perché nel tempo, da buon ad, Conte ha piazzato i suoi uomini più fidati nei posti strategici della ditta. L’ipotesi più probabile è quindi l’implosione dell’azienda, i cui spezzatini saranno raccolti a costo irrisorio, se non addirittura gratis, dai concorrenti. Beppe Grillo avrà pure tutti i difetti del mondo, ma in questo caso qualche ragione non gli manca. Una su tutte: il suo amministratore delegato ha fallito su tutti i fronti. Presidente del Consiglio per grazia ricevuta (fu prescelto da Grillo, non eletto), Conte riuscì a stare in piedi non più di sedici mesi sia al primo giro (quello con Salvini) sia al secondo (quello con Pd e Renzi). Sarà ricordato per la disastrosa gestione dell’emergenza Covid e per le macerie che ha lasciato, nell’economia reale, con il reddito di cittadinanza e il bonus 110 per cento. Non contento di aver distrutto mezzo Paese, lasciato Palazzo Chigi Conte ha distrutto anche il Movimento. Sotto la sua gestione i Cinque Stelle hanno perso oltre sei milioni di voti alle politiche del 2022 (-15%, equivalenti a 175 deputati e 84 senatori), oltre due milioni e mezzo di voti alle Europee del
2024 (-17%, 6 eurodeputati) mentre la perdita media nelle varie elezioni regionali che si sono succedute è stata dell’8% (una cinquantina di consiglieri). Non solo in qualsiasi azienda, ma pure in qualsiasi partito uno con un curriculum del genere dovrebbe scomparire, lasciare spontaneamente per manifesta incapacità come da tempo, se non da sempre, sostiene Beppe Grillo. Ma la cosa inquietante non è tanto questa, è che il Pd sia ancora disposto a farci un pezzo di strada insieme, ad assecondare i suoi sogni di gloria e propositi di vendetta nei confronti di Renzi che mossa benedetta – mise fine definitiva alla sua esperienza di premier.
Giuseppe Conte per Giorgia Meloni è manna dal cielo. Fino a che la sinistra se lo porterà appresso il centrodestra può dormire sonni tranquilli. Nessuno può sperare di vincere con un perdente del genere in casa.