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 2024  ottobre 31 Giovedì calendario

"Alle donne non servono sermoni"

«Il rinnovamento non è solo anagrafico, pieno di giovani con idee vecchie: noi siamo un gruppo, mi farò guidare dai giovani e metterò la mio esperienza a loro disposizione». Il dottor Guido Giustetto, 73 anni, primo eletto con 1.300 voti alle elezioni per il rinnovo delle cariche dell’Ordine dei Medici e degli Odontoiatri di Torino, si avvia al quarto ed ultimo mandato. E replica con flemma a chi, nei giorni scorsi, battuteggiava sulla sua età.Quattro liste, 86 candidati, 18 mila votanti: una battaglia combattuta, e affluenza in crescita.«L’aumento dell’affluenza, significativo, è notizia più interessante: credo abbiamo risvegliato l’interesse degli iscritti per le attività dell’Ordine, come per la comunicazione e il sostegno dato ai medici. Poi ha pesato che ci fossero quattro liste in lizza, ciascuna ha lavorato per sensibilizzare il più possibile».Più liste significa opinioni diverse sul ruolo dell’Ordine.«Avere avuto quattro liste è stato affatto negativo, possibile confrontare idee, differenze e sensibilità diverse anche su temi difficili».Per esempio?«L’Ordine deve aiutare i medici a difendere i cittadini e tutelare il diritto alla salute, più che difendere i medici. Questo è un punto: vogliamo aiutarli a lavorare bene, a garantire la qualità dell’atto medico, dalla formazione al tempo da dedicare ai pazienti, senza paura per le denunce, per gli insulti. Tutelare il medico perché possa operare al meglio per la collettività».Nei giorni scorsi tra gli iscritti c’era chi eccepiva su un atteggiamento non abbastanza deciso in tema di lotta alle pseudoscienze, no vax e similari.«Non so chi abbia detto queta cosa ma non sono d’accordo: siamo sempre stati netti, senza fare la caccia alle streghe, nel denunciare le derive no vax».Altro addebito: l’Ordine è troppo sindacalizzato.«Questo è arrivato anche a me. Ma la sindacalizzazione non è un dato negativo: la presenza di anime sindacali negli Ordini è il solo modo perché non ci siano posizioni personali, e per dibattere con persone che conoscono la materia».Anche così, alle elezioni il fronte sindacale si è rotto.«Nella nostra lista ci sono sindacati importanti: altri, invitati a lasciare il posto ai giovani, non hanno voluto saperne».Lista bipartisan, la sua: Roberto Venesia, presidente dei medici di famiglia, molto vicino ad Alberto Cirio, è tra i vostri.«E allora? La mia non è una lista politicizzata, e nemmeno un’ammucchiata: con Venesia ci confrontiamo e siamo quasi sempre d’accordo, per noi non contano questi aspetti».Resta il desiderio di rinnovamento, incarnato dalle altre liste.«Anche dalla nostra, se è per questo. Per esempio: quest’anno abbiamo deciso che l’Università sia rappresentata dagli studenti, abbiamo candidato un dottorando e uno specializzando, viicni alle nuove leve Secondo messaggio, alla Regione: in questi quattro anni vogliamo essere coinvolti nelle politiche sanitarie. Terzo: garantire alle persone di esercitare i loro diritti: salute, fine vita, inizio vita. Anche se su questi temi non siamo tutti d’accordo».A proposito dei rapporti con la Regione, che idea si è fatto del secondo mandato di Cirio, in tema di sanità?«Lo definirei effervescente, ma nella sostanza non ho ancora potuto incontrarmi con il nuovo assessore su temi concreti».La Stanza dell’ascolto al Sant’Anna è un tema concreto.«Siamo per il rispetto della 194: le donne devono poter scegliere l’interruzione volontaria di gravidanza senza ricevere sermoni da nessuno, così come il Papa non può definire “sicari” i medici che la praticano. Penso che questa iniziativa violi il 99 per cento dei diritti, e che il valore politico sia dirimente».Due assessori che talora si sovrappongono, Marrone e Riboldi, più un ex-assessore, Icardi, alla guida della commissione sanità: confuso?«Dipende dai temi: sul servizio 118 l’ipotesi di Riboldi diverge da quella di Icardi, sulla stanza dell’ascolto Riboldi e Marrone non mi sembrano esattamente in linea».Il presidente Cirio pare essersi chiamato fuori dai temi sanitari: perpesso?«Avrà molta fiducia in Riboldi, che mi pare attento e disponibile. E poi son cambiati gli equilibri. Certo: la differenza rispetto al primo mandato c’è, e si vede