la Repubblica, 31 ottobre 2024
Ora il Cavaliere è lei
Escono dall’incontro riservato con il presidente della Repubblica in fila indiana i 25 nuovi cavalieri del lavoro. Attraversano il salone d’onore del Quirinale per prendere posto. Serissima, quasi ieratica, avanza a piccoli passi – quanti gliene consentono i tacchi altissimi e il vestito nero che la fascia sino ai piedi – la primogenita del Cavaliere di Arcore, da oggi insignita Cavaliera anch’ella: Marina Elvira da Segrate. Non deve essere facile per lei, con tutti gli occhi addosso. Perché è chiaro che, pur essendo presenti in sala altri 24 miliardari e capitani d’impresa, oggi è Marina la regina della festa.«Stamattina, venendo qui, era emozionatissima. Capisce, ricevere la stessa onorificenza del papà... è un giorno simbolico e molto importante per lei», confida il marito Maurizio Vanadia confuso tra la folla. Il fatto è che tutta la politica italiana da qualche tempo ha il collo torto in direzione Segrate, viviseziona ogni sua parola, gli aruspici leggono ogni suo gesto per interpretarne le intenzioni. La domanda è una sola: è finalmente pronta a spiccare il salto e prendere il posto del padre, innescando una competizione al femminile per la leadership del centrodestra? Per questo oggi tutti le si fanno intorno e lei, con studiata sapienza, si tiene alla larga dal confronto con Meloni. Anzi, la loda in maniera persino eccessiva. «Io credo che questo governo stia facendo davvero un buon lavoro e speriamo possa andare avanti così». Addirittura.«Mattarella – aggiunge – ha detto che l’Italia sta andando bene ed è vero. I dati dell’economia sono tutti dati confortanti, migliori rispetto a quelli di molti altri Paesi europei». Ora, come insegnavaDante nel Convivio, la dissimulazione è un’arte laudabile e necessaria, specie quando le parole sono a una persona e la ’ntenzione è a un’altra.E allora qual è la’ntenzione di Marina da Segrate, ora anche cavaliere del lavoro? Per i forzisti, che intasano le agenzie di elogi, va presa alla lettera la sua volontà di non scendere in politica. Anche perché il ruolo di leader del campo conservatore sarebbe già occupato. Come disse Pietrangelo Buttafuoco aRepubblica, «è Meloni l’erede di Silvio». Chissà se Marina è d’accordo su questa eredità.Nel frattempo, la neo nominata cavaliere – si dice così, non si declina al femminile spiegano dal cerimoniale – scende lo scalone d’onore dando il braccio al consorte. Li aspetta un fotografo di casa einizia a ritrarre la coppia in posa nel cortile presidenziale. Sembrano due sposi il giorno del matrimonio. Arriva di corsa un pimpante Gianni Letta e si unisce: «Posso farmi una foto anche io con voi?». Le richieste di selfie sono decine. C’è una groupie che le mostra la tessera vintage di Forza Italia e, con voce tremante, le chiede di autografarla: «Io volevo bene a suo padre». «E lui voleva bene a tutti voi iscritti». È il partito dell’amore che ritorna. Si mette in fila il giovane Kevin Pimpinella da Gaeta, uno che ai tempi era il coordinatore nazionale dei giovani dell’Esercito di Silvio, la strana associazione di un certo Simone Furlan che si era proposto di difendere Berlusconi dalla “persecuzione” giudiziaria. «Suo padre era il mio eroe, venne anche alla mia laurea». È tutto un ritrovarsi. Caterina Caselli la abbraccia e vaticina: «Marina è una forza della natura, lo vedrete». Persino con i cronisti di Repubblica le vecchie ruggini sembrano un ricordo: «Lui vi voleva bene – garantisce la primogenita – anche se voia lui un po’ di meno».La verità è che Marina è già scesa in campo da tempo. Fa politica, senza bisogno di mischiarsi ai politici. Come la definisce un forzista di prima fila: «È una influencer della politica». Con Meloni per ora sono carezze. Due settimane fa è scesa a Roma per inaugurare una libreria Mondadori proprio di fronte a palazzo Chigi. La premier non si è fatta vedere, Marina ha fatto la sportiva: «Certo che mi avrebbe fatto piacere se fosse venuta qui, ma potete immaginare gli impegni della presidente del Consiglio». Di Forza Italia c’erano tutti, a parte Tajani. Di Fratelli d’Italia nessuno.