Corriere della Sera, 31 ottobre 2024
Parla il fidanzato della sciatrice morta in val Senales
«L’ho baciata fino all’ultimo battito del cuore». Federico Tomasoni, 27 anni, fidanzato di Matilde Lorenzi la sciatrice torinese di Valgioie, morta in seguito a una caduta in allenamento in Val Senales, si stringe nella sua felpa verde e cerca di non piangere. Il ricordo della sua «stellina» è presente nella disperazione delle centinaia di persone, amici, compagne di squadra e parenti che, ieri sera, hanno partecipato al rosario nella chiesa di San Lorenzo, a Giaveno, dove oggi si svolgeranno i funerali di «Mati».
Dove vi eravate conosciuti?
«L’Esercito ci ha arruolati insieme. Lì è scattato tutto, era maggio: si è creato qualcosa di incredibile, non poteva nascere un legame più forte di così».
Quando l’ha vista l’ultima volta?
«Mati è stata da me fino a domenica sera, poi l’ho accompagnata al pulmino che la portava in Val Senales. È inspiegabile, una cosa del genere non era mai successa a nessuno. Non riesco a crederci»
La caduta è stata una fatalità?
«Sì, una cosa impressionante. Sono arrivato a Bolzano e un attimo dopo ci hanno detto che non ce l’avrebbe fatta. Stava lottando, ma non sarebbe andata avanti a lungo».
Chi era Matilde?
«Una ragazza incredibile. Io ho 7 anni di più, ma lei era molto matura. Era perfetta, metteva tutto nello sport, con gli amici e con la famiglia. Già, la famiglia. Persone davvero eccezionali. Sono stato da loro in estate e si è creato un rapporto pazzesco anche con i fratelli. Matilde era unica e ha dato tutto quello che aveva per me, eravamo proprio in sintonia. Poteva diventare davvero forte sugli sci perché dava tutto come non avevo mai visto fare a nessuno prima. Era uno stimolo. Insieme parlavamo di medaglie alle Olimpiadi e ai Mondiali. Tutti i nostri sogni».
Vi allenavate insieme?
«Io faccio ski cross, lei sci alpino, ma abbiamo fatto la preparazione atletica insieme in estate. Poi siamo andati a Ibiza due settimane fa: la vacanza più bella che abbia mai fatto».
Avevate parlato di progetti ?
«Sono stati i mesi più intensi della mia vita, sembrava stesse per nascere qualcosa. Mi ha lasciato le chiavi di casa sua in macchina, guardavamo i divani per andare a vivere insieme, anche se non ne abbiamo mai parlato seriamente. Matilde è di Valgioie, in Piemonte, io abito a Castione della Presolana, provincia di Bergamo. Abbiamo parlato di argomenti che si affrontano solo quando il legame è molto forte. La famiglia mi ha detto che non l’aveva mai vista così felice. Adesso devo tenere duro e cercare di ripartire».
Come si torna sugli sci dopo una tragedia del genere?
«Io faccio uno sport con salti da 30 o 40 metri, lei è caduta in piano su una pista molto più semplice e ha sbattuto la testa. È stata una fatalità che bisogna mettere in conto. Tornare sugli sci sarà una “roba eterna”. Durissima».
Quali erano le passioni di Mati?
«Oltre allo sci c’era solo la sua splendida famiglia. Però abbiamo scoperto tante cose nuove in questi mesi, Mati si stava aprendo alla vita».
Che cosa intende?
«Le piaceva fare tutto, era brava a fare tutto. Ed era bella, come un angelo. Era bellissima anche quando l’ho salutata per l’ultima volta, in camera mortuaria. Non so ancora dove ho trovato la forza, sicuramente me l’ha data lei. Eravamo fatti l’uno per l’altra. Dopo pochi mesi di relazione, mi sono reso conto che Matilde era unica. Si era creato un rapporto molto stretto anche con i miei familiari.
E adesso?
«I prossimi giorni, i prossimi mesi, saranno durissimi. La rivedrò in casa, sulle piste, ovunque. In ogni posto in cui andrò ci sarà anche Matilde. Lei ci sarà per sempre. Quando eravamo a Ibiza si è tatuata un sole. Prima di partire mi ha detto “ricordati che mi sono tatuata te sul mio corpo”. Ecco, quella frase non la scorderò mai.