Il Messaggero, 30 ottobre 2024
Basta muoversi il weekend per star bene
L’attività fisica è, giustamente, considerata un importante mezzo per ridurre il rischio non solo cardiovascolare, ma anche quello di numerose patologie metaboliche, osteo- articolari, polmonari ecc. E le linee guida per la terapia di svariate malattie la comprendono come pilastro importante della cura.In particolare per ciò che riguarda le patologie cardiovascolari, le società scientifiche internazionali raccomandano di fare almeno 150 minuti di attività fisica moderata-intensa a settimana per mantenere in salute il nostro cuore. Non danno però particolare attenzione al come ed in quanti giorni della settimana tale attività debba essere distribuita e se questo ne modifichi il beneficio.Su un recente numero dell’importante rivista americana Circulation, Schinwan Kany ed i suoi collaboratori del Cardiovascular Reseach Center del Massachusetts General Hospital di Boston (USA) hanno pubblicato un articolo proprio su questo argomento.L’ANALISIMisurando l’attività fisica con l’accelerometro (apparecchio ve valuta i vari movimenti durante la giornata), hanno studiato, per una settimana, i dati di quasi 90.000 soggetti a basso rischio cardiovascolare dividendoli successivamente in tre categorie: 1) Inattivi (soggetti che non svolgono attività fisica per almeno 150 minuti a settimana) 2) Sportivi (soggetti che superano i 150 minuti diluendoli in tutti i giorni della settimana) 3) Sportivi del week-end (soggetti che superano i 150 minuti canonici ma lo fanno utilizzando solo il sabato e la domenica per lo sport, come peraltro fa la maggior parte della gente che lavora).LA DIETAIn un follow up di oltre 6 anni hanno valutato successivamente le varie patologie insorte tenendo anche conto di età, sesso, abitudini ad alcol e fumo, dieta ed altre variabili che potessero confondere le valutazioni.I risultati sono indubbiamente interessanti e, per certi versi, curiosi. Rispetto al gruppo degli inattivi, quelli che facevano attività fisica avevano una riduzione di varie patologie, ed in particolare era ridotto il rischio di sviluppare ipertensione (30-40 per cento) diabete (40-50 per cento), obesità (50-60 per cento) ed apnee notturne (40-50 per cento).Ed inoltre, sia pure con percentuali più basse, si riduceva il rischio di angina o infarto miocardico e di altre patologie endocrino-metaboliche e vascolari.La curiosità è che non vi era alcuna differenza significativa per alcuna di queste patologie tra il gruppo degli sportivi diciamo regolari e quelli del week-end, certificando il fatto che ciò che importa è il tempo di attività fisica durante la settimana, non la sua distribuzione tra tutti i giorni o solo nei giorni di sabato e domenica. E questa sicuramente è una buona notizia per tutti quelli che, come il sottoscritto, dovendo lavorare nei giorni canonici, sono costretti a praticare attività sportiva solo nel week-end.