il Giornale, 30 ottobre 2024
Come nascono le code in autostrada
L’ad: «Investire su rete e nuove tecnologie è strategico perché il trasporto su gomma resterà centrale a lungo»
Roberto Tomasi è al timone di Autostrade per l’Italia da quasi sei anni, una piccola frazione dei cento anni trascorsi dalla nascita della prima autostrada europea a pagamento, la Milano-Varese (oggi Autostrade dei Laghi).
Dottor Tomasi che cosa rimane di quel lascito?
«Per immaginare il futuro dobbiamo guardare al passato. Ricorrono anche i 60 anni dell’Autostrada del Sole. Nel 1964 si comprendeva solo in minima parte il potenziale di sviluppo delle autostrade e la loro funzione di unire una nazione. Ancora oggi i due terzi della popolazione non vive nelle grandi città e le merci si spostano prevalentemente su gomma. Dai vestiti che indossiamo ai cibi che mangiamo, tutto ciò è possibile grazie al sistema autostradale».
Sarà così anche in futuro?
«La prevalenza della mobilità su gomma continuerà. Le distanze sono troppo ampie con l’84% delle merci che vanno su gomma e solo il 4% su rotaie. Anche immaginando che la logistica venga rivoluzionata e si vada a raddoppiare i trasporti su ferro la distanza rimarrebbe comunque enorme ed è tutto da capire se si avrebbe una maggiore efficienza. Il trasporto merci sui treni è efficiente solo oltre i 400 chilometri e risulta difficile poter immaginare di superare tale chilometraggio per grandi quantità di merci e che questo possa accadere in tempi brevi».
Quante risorse servono per ammodernare il sistema autostradale nazionale? Si parla di 70 miliardi.
«Come Autostrade siamo sui 36 miliardi. La rete autostradale è strategica per l’economia del Paese e bisogna investire per preservare il valore di una struttura che a rifarla costerebbe 3 mila miliardi. Su un orizzonte di 15-20 anni immaginiamo di stanziare quasi un terzo degli investimenti (14 miliardi) per l’ammodernamento della rete, il resto (19 miliardi) per il potenziamento di alcuni nodi in grandi città quali Bologna e Genova. Infine 2,5 miliardi in nuove tecnologie».
Perché i nodi sono così importanti?
«Quello sui nodi è un investimento fondamentale per affrontare la saturazione che si è venuta a creare. Questi interventi non sono più posticipabili. Dobbiamo inoltre immaginare di ridurre il numero di veicoli in circolazione, perché altrimenti gli importi che abbiamo previsto non saranno sufficienti».
Si dice che saranno prodotte meno auto. Ciò si tradurrà in meno guadagni per Aspi?
«Non è proprio così, perché il numero di chilometri percorsi dalle singole auto continuerà ad aumentare. Dobbiamo considerare che l’efficacia di utilizzo delle auto oggi è bassissima, rimangono a lungo parcheggiate. Un progressivo aumento del chilometraggio andrà a bilanciare il calo del numero dei veicoli».
Sostenibilità cosa vuol dire davvero?
«Ci sono diversi livelli di sostenibilità. Quella ambientale sta nell’efficacia di spostare persone e mezzi. L’auto elettrica ha una penetrazione più lenta del previsto. I biocarburanti possono risolvere un terzo dei problemi della mobilità. C’è poi la sostenibilità dei comportamenti».
Un mistero sono le code in autostrada anche senza cantieri e senza incidenti, come è si formano davvero?
«Le code nascono da due fattori, dalla velocità media di percorrenza e dall’intensità di traffico che in Italia è il 65% maggiore rispetto agli altri paesi europei. Se ipotizziamo che la velocità media sia 100 km/h, basta che un veicolo vada a 50 km/h per 10 minuti per creare un chilometro di coda in quanto dimezza la capacità di trasporto della corsia».