Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2024  ottobre 30 Mercoledì calendario

Intervista a Marco Bucci, neo governatore della Liguria

Genova – «In questo momento sono sano, sto benissimo e sono pieno di adrenalina. L’orizzonte? Nessuno di noi sa quanto tempo avrà, questo vale per me come per chiunque, quindi il tempo che ho lo uso per fare il meglio possibile. Tutto può cambiare rapidamente. Io lo scorso 29 maggio stavo benissimo, poi il giorno dopo qualcosa era mutato velocemente perché ho scoperto di avere dei problemi. Se vuole il mio motto, glielo dico in latino: “Carpe diem”».Il primo giorno da presidente in pectore della Regione Liguria Marco Bucci lo passa in giro per Genova: «Continuerò a fare il sindaco ma di tutti i liguri – ripete – e non è uno slogan, è lo stile che mi fa vincere. Vado in giro, ci metto la faccia, ascolto e parlo con tutti», dribbla come un’ala destra vecchio stile ogni questione legata al suo rapporto con Toti, e più che al calcio, di cui non si interessa, se non per rifare lo stadio di Genova, si affida al football americano, per autodefinirsi “quarterback”, il regista che fa vincere la squadra.Bucci, che fa adesso?«Mi sono svegliato preoccupato perché devo leggere 1700 messaggi su whatsapp. Una roba mai vista nelle due volte che sono stato eletto sindaco. Mi hanno scritto da tutta Italia, anche avversari politici. Per fortuna che sono fresco. Lunedì sera a urne chiuse mi sono addormentato in tre secondi».A parte Renzi che, in questa campagna elettorale forse suo avversario politico non è stato, chi si è congratulato fuori dal suo schieramento?«Lasci perdere, non voglio mettere in imbarazzo nessuno. Magari se faccio i nomi, gli creo problemi...».E Giorgia Meloni?«No. Lei mi ha chiamato. Ci siamo sentiti due volte. L’ho ringraziata per il sostegno. Ha fatto la scelta giusta e io con lei».Ha sentito Toti? Sostiene che la sua vittoria è merito dei suoi nove anni di governo in Regione e che in fondo lei, di suo, a Genova ha perso. Non le dà fastidio?«Io non do questa lettura. Quando ci siamo parlati in questi giorni, mi ha fatto i complimenti. Poi pensatela come volete».Non è chiaro se lei ha inseguito una politica di continuità o di discontinuità con Toti. Lui voleva piazzare il rigassificatore di Piombino sulla riviera ligure, ed è stato contestato dagli abitanti. Lei ha detto che non lo farà mai. Un po’ dice che sono stati anni di buon governo, un po’ che ci sono cose da cambiare.«Continuità, discontinuità, schemi vecchi della antica politica che usate voi e che non interessano ai cittadini. Robe da personale politico vecchio stampo con cui io non c’entro».È sicuro? Cosa interessa ai cittadini?«Le cose concrete, quello che succederà, che cosa faremo, non il passato. E la nuova giunta la farò rapidamente e con tanti assessori anche tecnici».Ci faccia qualche esempio.«Quanti ne vuole. Nel mio programma ci sono cinque nuovi ospedali e tre autostrade, cose urgenti che interessano ai liguri. Sa perché ho vinto? Nei programmi dei miei avversari è tutto troppo generico, poco concreto, tutta fuffa. E ringrazio i moderati che sono rimasti con noi e ci hanno aiutato».Però, lei a Genova, dove è sindaco, è andato male.«Non lo nego, i dati sono chiari. Cercheremo di capire i motivi».Si è fatto qualche idea?«Certamente, i tanti cantieri che abbiamo aperto possono dare fastidio. Poi, qualcuno forse non ha gradito la mia scelta di impegnarmi in Regione, lasciando il ruolo di sindaco di Genova. E il Pd in città indubbiamente è forte, è un dato di fatto. Come sempre ascolterò i cittadini e cercherò di capire».Lei ha vinto tre elezioni in sette anni. Si è dato una spiegazione? Non dica solo che è bravo a fare gol.«Ci metto sempre la faccia e parlo diretto con le persone, e la mia è una faccia pulita anche se i miei avversari in campagna elettorale me ne hanno dette di tutti i colori, hanno parlato di mafia, di criminalità, e questo mi è dispiaciuto. No, non sono un centravanti. Sono il “quarterback” del football americano, prendo la palla sulla riga e la mando avanti come un regista. Non esiste l’uomo della provvidenza, si vince di squadra, appunto magari con un regista».Lei ha anche da tempo più incarichi. Sindaco, ora presidente di regione, commissario, prima alla ricostruzione del Ponte dopo il crollo, e ora ancora alla Diga di Genova e al tunnel subportuale. Che fa? Lascia o raddoppia?«Smetterò di fare il commissario quando le opere saranno a buon punto e non ci sarà più bisogno di me. Il lavoro non mi spaventa. Sa come si dice da queste parti? “Non siamo mica qui ad asciugare gli scogli”».