Corriere della Sera, 30 ottobre 2024
Il «Sole delle Alpi» dalla Lega all’Africa
«Quando un popolo come quello padano cammina, piega la storia», diceva un vecchio manifesto leghista. Ligio alla comanda, come ha ricordato Sigfrido Ranucci a Report , il ministro della cultura meloniano Alessandro Giuli, allora consulente della Lega per il programma elettorale 2018 («Avvisai Giorgia che avrei collaborato a quel progetto. Lei ridendo disse: “Benissimo, però ricordati anche di noi...”»), piegò la storia del Sole delle Alpi. Aveva un problema: Bossi aveva promosso quel «sole» ai tempi della secesiùn , quando voleva segare l’«Itaglia» ai confini del mitico Nord e Borghezio tuonava: «Sulle nostre bandiere ritorna dalla notte dei tempi un simbolo antico ed augurale, la ruota solare graffiata da millenni sulle rocce delle Alpi». E nel ’99 avevano addirittura registrato il «copyright»: «Sole delle Alpi costituito da sei raggi disposti all’interno d’un cerchio...». Un ridicolo autogol sbertucciato dalle foto di innumerevoli «soli» sparsi da secoli un po’ ovunque. Come adeguarlo ora, col Salvini sovranista che chiedeva voti pure alla ex «Roma ladrona» o alla Calabria? Et voilà, Giuli. Il quale, sancito che «il Genio, come dice il nome stesso, è la forza archetipica generatrice delle forme, il fuoco che feconda la terra, il seme che propaga le generazioni», intonò il nuovo inno al «simbolo che richiama alla memoria la nobiltà delle genti boreali. Lo si ritrova nell’Europa centrale, sugli scudi dei guerrieri italici villanoviani, sulle maschere dei Sardi, sui cippi funerarii degli Umbri, sulle statue-stele degli antichi Dauni sul Gargano, sui pavimenti romani di Piazza Armerina in Sicilia. È il sigillo che “lega” l’Italia dei popoli sovrani e che, per decreto divino, la salverà dalla sconfitta e dall’estinzione». Testuale: «l’Italia dei popoli sovrani». Alpini. Scrive Vermondo Brugnatelli, docente di cultura berbera alla Bicocca, che nei suoi studi si è «imbattuto di frequente in raffigurazioni di questo simbolo in molte e diverse manifestazioni artistiche del mondo nordafricano». E cita una stele con la dea pre-islamica Tanit a Tunisi, un antico portone a Tétouan vicino a Tangeri, steli funerarie marocchine, le decorazioni d’una moschea a Djerba... Foto così esaustive che «quel simbolo si potrebbe considerare il Sole dell’Atlante». A quel punto potrebbero però saltar su in India, in Arabia o in Iraq: ci sono «Soli delle Alpi» pure al Tempio d’Oro di Amritsar, al museo di Riad, nel palazzo di Assurbanipal a Ninive... Pure loro sovranisti. Diversi però.