Il Messaggero, 29 ottobre 2024
Intervista a Donato Carrisi, scrittore
«Ho scritto una storia di fantasmi, ricorro alla paura per toccare l’inconscio dei miei lettori». Firmato Donato Carrisi, 51enne scrittore bestseller da cinque milioni di copie vendute nel mondo che vanta anche Michael Connelly e Ken Follett fra i suoi estimatori. Premio Bancarella nel 2009, dai suoi libri sono stati tratti tre film (fra cui L’uomo del labirinto nel 2019, con Toni Servillo e Dustin Hoffman), oggi torna in libreria con il suo nuovo thriller, La casa dei silenzi (Longanesi), ambientato a Firenze, lì dove esercita Pietro Gerber, l’ipnotista meglio noto come l’addormentatore di bambini. Gerber sa bene che «i bambini conoscono segreti che gli adulti non sono disposti ad ascoltare, proprio come avviene nel caso del piccolo Matias che in sogno vede una donna triste, vestita sempre di scuro e che non parla mai». Una notte dopo l’altra, Gerber varca la soglia fra conscio e inconscio, rimettendo in discussione la realtà: «In un mondo pieno di false certezze, esercito il potere dubbio, come una luce nell’oscurità».I suoi libri fanno sempre più paura. Come mai?«Perché viviamo tempi controversi, per certi versi esaltanti. Continuando a cercare risposte alle domande fondamentali, siamo disposti anche a spingerci oltre i limiti».Cosa intende dire?«L’inizio di questo secolo mi sembra sovrapponibile all’inizio dell’800, quando le grandi conquiste della scienza convivevano con le immortali domande sul senso della vita. Oggi come allora siamo ancora qui, pieni di dubbi».Cosa la spaventa?«Sono letteralmente terrorizzato dall’intelligenza artificiale. Anzi, è un errore chiamarla così, sarebbe giusto definirla coscienza artificiale. Erroneamente noi ci interroghiamo su quanto possa esserci utile, invece, dovremmo riflettere su quanto lei abbia effettivamente abbia bisogno dell’uomo».Come andrà a finire?«Malissimo, temo. Quando Frankenstein venne creato, il rischio che potesse rivoltarsi contro il suo creatore era già inevitabile. E qualcosa di molto simile ha affermato anche Sam Altman, il creatore di ChatGpt. Queste sono le regole del progresso».Pietro Gerber esercita l’ipnosi e si spinge ben oltre i limiti. Perché?«C’è un crescente bisogno di conoscere noi stessi, acquisendo una maggiore consapevolezza di chi siamo o di chi siamo stati, e non mi riferisco solo al mondo dello spiritismo. Del resto, anche il mondo della fisica ha aperto le porte alla trascendenza e si accosta sempre più allo spiritualismo».Lei continua a farsi ipnotizzare?«Mi sono sottoposto all’ipnosi parecchie volte, ultimamente funziona meno ma ricorro alla tecnica del suono di cui scrivo in questo libro. Sono certo che ci sia di più di ciò che vediamo».In cosa consiste la tecnica del suono?«Ci sono delle frequenze che, ascoltate in determinate condizioni, permettono di raggiungere livelli di coscienza superiore».Cosa sono i sogni?«Chi può dirlo? Illusioni, vie per l’inconscio, porte verso realtà parallele? Non ho certezze ma non smetto di esercitare il dubbio».Le tecniche di cui parla sono reali?«Assolutamente sì, ma non tutti siamo sensibili all’ipnosi. Credo che esistano altre esistenze e alcuni di noi possono essere come antenne, capaci di recepirle».Lei è credente?«No, non riesco a tollerare il teatrino delle religioni ed esercito il dubbio perché mi aiuta ad andare oltre».A cosa si riferisce?«Servirebbe un nuovo Concilio Vaticano per fare chiarezza su molte contraddizioni e assurdità. Prendete Medjugorje, la Chiesa non dice nulla sulle apparizioni ma si tiene stretta il business delle donazioni, anche per combattere la crisi delle vocazioni. Ma che senso ha?».Anni fa ci raccontò che durante una seduta spiritica entrò in contatto con Agatha Christie. Le è più capitato?«No. Fra l’altro, io non sono affatto un suo fan e pur stimandone il talento, il modo in cui risolveva alcuni casi mi ha sempre fatto incazzare».