Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2024  ottobre 29 Martedì calendario

La chiesa vuota per la veglia ai neonati uccisi

Che Paese siamo diventati? Ce lo chiede la foto di una chiesa, vuota come la coscienza di chi ha seppellito due corpicini in giardino. Giovedì sera a Traversetolo, nel Parmense, c’era la veglia per ricordare e commemorare i due figlioletti di cui la 21enne Chiara Petrolini si sarebbe disfatta subito dopo la nascita, il 12 maggio 2023 e il 7 agosto scorso. Una ragazzina che in parrocchia era di casa, come animatrice dei campi estivi o come baby sitter. Le colpe si lasciano ai processi, gli interrogativi su come l’orrore sia diventata normalità da sfogliare sul telefonino restano a tormentarci, senza una risposta. Perché qui alla sbarra c’è una comunità sfilacciata, che fa spallucce di fronte a due vite spezzate piuttosto che sobbarcarsi, sulle stesse spalle, una croce troppo pesante da portare. Che si chiami perdono o preghiera, che importa. «La chiesa era praticamente vuota», dice soffrendo il vescovo di Parma Enrico Solmi (nella foto) che sperava in un momento di raccoglimento per la comunità locale, scossa dal mostro della porta accanto che nessuno ha visto o voluto vedere. Non c’erano le famiglie, non c’erano le ragazze coetanee di Chiara. «Mancava la società civile», sussurra il parroco alla Gazzetta di Parma, che già pensa ai prossimi funerali religiosi dei due bambini, quando l’autorità giudiziaria darà il permesso alle esequie. «Una celebrazione pubblica sarebbe soltanto l’occasione per attirare tante persone pronte a puntare il dito. Meglio che siano privati», è la sua preghiera, quasi un’implorazione affinché il vuoto nel quale oggi si nasce e si muore non profani, ancora una volta, la casa di Dio. Meglio l’oblio della preghiera, meglio compulsare il cellulare che sgranare un rosario, anche per finta. Se la bellezza della vita che nasce diventa una pietra d’inciampo di cui sbarazzarsi senza vergogna allora ha vinto il transumanesimo che ci vuole macchine votate a un’eterna giovinezza liquida, senza nessuna responsabilità o dovere. Dove non c’è spazio per due angioletti, tornati in Cielo troppo presto, di cui nessuno vuole sentire la mancanza.