la Repubblica, 29 ottobre 2024
L’ashram dove i Beatles incisero il White album
Chennai – Rischiava di farsi inghiottire dalla foresta, nell’abbandono e nel disuso, lo storico ashram che nel 1968 accolse i Beatles per i tre mesi più produttivi della loro carriera, tra meditazione, yoga e concerti in terrazza. E qualche fumata. Questo è l’angolo di India dove il quartetto di Liverpool compose il White Album, scrivendo 48 canzoni, ricevendo visite da Donovan, Mia Farrow e Mike Love dei Beach Boys. Fu una primavera indiana che lanciò in Occidente la moda della meditazione trascendentale, quel viaggio in India che ti può cambiare la vita, imparando a recitare i mantra, l’ascesi, la quiete interiore.La famosa International Academy of Meditation, fondata dal guru Maharishi Mahesh Yogi, verrà ora restaurata e riaperta al turismo di massa grazie a un progetto del governo dell’Uttarakhand che ha affidato il ripristino allo stesso studiodi architettura di Ahmedabad, HCP design, che ha ideato il nuovo Parlamento a Delhi e restaurato l’ashram del Mahatma Gandhi.L’idea di farne una destinazione internazionale nasce non senza qualche difficoltà. Chaurasi Kutia, che in hindi significa “84 capanne”, è vicina a Rishikesh, sul fiume Gange ai piedi dell’Himalaya, in un contorno naturale incantevole. Il centro è cinto dal filo spinato per proteggerlo non solo dai graffiti e dai vandali che l’hanno saccheggiato negli anni, ma più che altro dalle tigri, gli orsi neri, i leopardi e i cobra nella foresta di teak e guava della riserva di Rajaji.Nel 1963, con una donazione di 100 mila dollari dell’ereditiera americana Doris Duke, Maharishi Mahesh Yogi fece costruire 25 capanne di pietra a forma conica, che ricordano i trulli. Ne verranno restaurate solo 12, come spiega l’architetto Anand Patel, senza intervenire sulle altre 13 «per consentire ai turisti di vedere le condizioni originarie».Quando Ringo Starr le vide commentò: «È come un campeggio estivo della spiritualità». Arrivarono mogli, amici, musicisti. Le quattro strutture costruite per ospitare John Lennon, Paul McCartney, George Harrison e Ringo Starr furono arredate con lussuosi mobili in stile inglese, retaggio del colonialismo terminato solo vent’anni prima. Gli altri meditanti vivevano in bungalow di pietra spartani, partecipando a un periodo che cambiò la storia dei rapporti tra India e Occidente, inaugurando una stagione di visite agli ashram che oggi sono un business. I più frequentati dagli occidentali oggi sono The Art of Living di Bangalore; l’Adiyogi Shiva sui monti Velliangiri; l’Osho International Meditation Resort di Pune; l’ashram della “Amma” che abbraccia i suoi fedeli a Kollam nel Kerala, e quello di Sri Aurobindo a Pondicherry.All’epoca, i Beatles fuggivano dalla stanchezza dei tour e della fama. Cercavano la pace. Una svolta. La trovarono negli insegnamenti del guru. L’ispirazione arrivò. E non solo per le sostanze che circolavano, ma per le tecniche di meditazione. Fu subito una moda internazionale. Quando fu l’ora di tornare in Europa, nell’aprile del 1968, spuntarono accuse di comportamenti lascivi dello yogi nei confronti di alcune delle donne. Anni dopo, Harrison gli chiese scusa per le maldicenze. Quando domandarono al guru se li avesse perdonati, lui fu elegante: «Non potrei mai arrabbiarmi con degli angeli».Lo yogi cedette l’ashram negli anni successivi. Ma l’Uttarakhand lasciò che la vegetazione ricoprisse le strutture. Nel 2015 si riaprì al pubblico. Ma controvoglia. Nel 2016, infatti, l’Uttarakhand vietò un raduno internazionale di yoga con più di mille invitati da 70 nazioni. «Disturbano l’ecosistema». Solo 10 turisti alla volta potevano visitare il centro. Nel 2018 arrivò anche Paul McCartney per i 50 anni dalla loro “fase indiana”. Ma non bastò a rivitalizzare la zona.Poi, invece, nel recente G20 a Delhi, alcuni dignitari occidentali chiesero di visitare l’ashram spiegandone il forte potenziale turistico. Ciò ha convinto a trovare i finanziamenti per ripristinare questa cattedrale della storia della musica, tra tigri, orsi neri, cobra e leggende di quel 1968 che cambiò il mondo. Ed insegnò all’Occidente a meditare grazie alle più amate quattro star della musica.