Corriere della Sera, 29 ottobre 2024
Il concerto di Ghali a Milano
C’è Forum e Forum. La prima volta per Ghali fu nel 2018. Era il momento in cui la Generazione 2016, quella della trap, di cui era uno dei pionieri, provava a fare il grande salto rimbalzando sul tappetone dello streaming. Non andò benissimo. Non tanto il Forum, ma il resto del tour. «Per me tornare qui è una conferma, dopo momenti di alti e bassi: ha un significato particolare per me, è il posto che sognavo da bambino», racconta il rapper prima del debutto del suo tour. Adesso che la sua carriera ha spalle più solide, di Forum ne fa tre: una replica oggi, e poi ancora il 15 novembre a chiusura di queste 7 date.
Dune di sabbia (vera) la scenografia che ci porta nel mondo di Ghali. Un cerchio di luce, una sorta di portale luminoso, fa da contrasto sognante alla matericità del deserto. Lo show parte con la trap di «Giù per terra», «Ninna nanna» e «Boulevard» con Ghali in cappottone nero stile Matrix. Su «Walo» arriva la band ad aggiungere sfumature. «Paprika» si conferma una hit. E Rich Ciolino, il pupazzo alieno che lo ha accompagnato a Sanremo per «Casa mia» si conferma una star.
La trap e il pop, la tenerezza e l’ego trip, l’arabo e l’italiano. «Il fil rouge che tiene assieme tutto è una frase che mi gira in testa dalla prima valanga di brutte notizie dal Medio Oriente dello scorso anno: in tempi bui bisogna splendere – spiegava nel pomeriggio -. Se quelli come me non continuano a splendere, e lo faccio calpestando il mio senso di colpa, la loro voce non arriva e restano quelli che vengono invitati a Rete4». Un riferimento al rapper Baby Touché, cacciato dalla tv dopo una lite con Del Debbio e protagonista della faida con il suo amico Simba La Rue, fra gli ospiti della serata come Lazza, Astro, Tony Effe e Pirex.
Ghali è elegante e misurato, quasi minimal (nell’atteggiamento, la pelliccia non conta), non si fa fregare dalla voglia di strafare. Verso il finale, per «Banya», canzone che ha dato il nome alla nave donata dal rapper all’ong Mediterranea Saving Humans, sugli schermi arriva il dramma dei soccorsi in mare. «Prima di qualsiasi decisione politica salvare le persone è la cosa più importante», dice dal palco. Il messaggio è chiaro. Non aggiunge parole. «Ormai sono io il messaggio, uno come me e con la mia storia non ha precedenti in questo Paese. E nel concerto può essere che alcuni momenti calcati facciano risaltare il messaggio». Come quello in cui Rich Ciolino accende un radiolone da cui escono, come in un collage da talk show, voci contro i migranti: quelle del popolo, ma anche quella salviniana del «prendi la barchetta e torni indietro». Segue «Cara Italia», dal piccolo palco a metà platea. Ghali modello della nuova Italia multiculturale. «Sono stanco di dover rispondere alla domanda “com’è questa nuova Italia?”: basta guardare il pubblico di questi concerti».
La scorsa settimana si è notata la sua assenza sul palco di «Per la pace – Live contro le guerre», concerto collettivo per sostenere dei progetti a Gaza di Emergency e Medici senza frontiere. Proprio lui che per la Palestina si è speso senza mezze misure. «Non sono stato invitato al concerto. Forse perché parlo di Palestina. E quella in Palestina non è proprio una guerra». Un attimo di silenzio e ripete quella parola che fece polemica al Festival di Sanremo. «È un genocidio». Il suo management preciserà poi che l’invito c’era, ma che non gli era stato comunicato «per proteggerlo durante le prove del tour e nel difficile momento di sua mamma».
Mamma Amel sempre presente nei suoi racconti e nelle sue canzoni, cui ha dedicato un commuovente post nei giorni scorsi per ricordare la brutta malattia che ha attraversato e per annunciare la nuova canzone «Niente panico». Conclude: «È un tour che cade in un momento difficile della mia vita. Sono qui che celebro, mentre nel mondo succedono cose brutte. Siamo in un momento oscuro».