Corriere della Sera, 29 ottobre 2024
Tutti i (pochi) votanti contro lupi e orsi
L’esito plebiscitario (98,6%) del referendum popolare sulla pericolosità di lupi e orsi, celebratosi domenica scorsa in alcune valli del Trentino, ci racconta come sarebbe il mondo se i problemi venissero decisi solo da chi ne è coinvolto direttamente. Infatti, se la stessa consultazione si fosse tenuta in tutta Italia, o anche solo in tutto il Trentino, i difensori dei quadrupedi avrebbero ottenuto ben di più del misero 1,4% rimediato nelle valli in cui lupi e orsi non sono una suggestione astratta, ma una minaccia quotidiana. Per colpa degli uomini, certo, però qui mi preme rilevare un aspetto più generale della vicenda. E cioè che la vicinanza fisica a un determinato problema appassiona i cittadini alla politica, ma al tempo stesso impedisce loro di inserire quel problema in un quadro d’insieme, che è il compito della politica.
La consultazione trentina favorevole all’abbattimento degli orsi è solo un sondaggio, anche se condizionerà le scelte future delle istituzioni. Ora, provate a immaginarvi una democrazia dove si decide tutto a livello locale. Dove ogni quartiere può stabilire quanti migranti accogliere e ogni categoria quante tasse pagare. In teoria il migliore dei mondi possibili. In pratica la fine del mondo, perché nessuna comunità può sopravvivere ai propri egoismi, se non con una visione d’insieme che affronti le paure della gente senza irriderle, come invece tende a fare la sinistra, e però anche senza specularvi sopra, come invece tende a fare la destra.