il Fatto Quotidiano, 27 ottobre 2024
Intervista al nipote di Filippo Tommaso Marinetti
“Mi hanno interpellato, gli ho dato un sacco di idee. Sono spariti”. La mostra? “Sarà uno squallido baraccone, il Futurismo modello Walt Disney e Marinetti solo la grancassa di una destra culturalmente debole. Lo dissi anche a Sangiuliano, al funerale di mia madre, e pure alla direttrice della Gnam”. Il funerale era quello di Ala Marinetti, secondogenita di Filippo Tommaso Marinetti e Benedetta Cappa. Perché a parlare così è il conte Leonardo Clerici, nipote che entra di sguincio in questo pasticcio che “seppellisce ogni ambizione scientifica e culturale”. A marzo 2023 aveva proposto al curatore Gabriele Simongini “documenti, filologia, concetti, studi, e visioni inedite che non costano ma possono contribuire alla dignità e all’originalità dell’evento e sono stato messo alla porta”.
La mostra sul Futurismo “bocciata” dall’erede di Marinetti.
Devo premettere che di nipoti Marinetti ne ha diversi, ma io da 50 anni ne studio il pensiero e il linguaggio che hanno portato a mostre filologiche di grande rigore antitetiche alla rozzezza di chi, coi soliti quadri e quadroni, ne riduce il pensiero a una dimensione storica e nazionalistica falsata. Lui era libero, attualissimo e cosmopolita.
È stato interpellato?
Nessuno mi ha coinvolto davvero, certo incontrai il curatore Gabriele Gismondi e pure la direttrice del museo Renata Mazzantini. Dovevo anche essere ricevuto dal direttore Musei Osanna. Mi hanno sbattuto la porta in faccia.
Perché lo avrebbero fatto?
Io sostenevo, timidamente, che non era poi necessario spendere tanti soldi. In Italia abbiamo un patrimonio immenso che attesta nel linguaggio di Marinetti qualcosa che va ben oltre la solita tiritera di quadri e quadroni. Il disimpegno su questo porta alla mera celebrazione che poi diventa falsificazione, retorica.
Ci fa un esempio?
Marinetti del Futurismo è stato il centro propulsore. Senza competenza la sua figura si appiattisce come uno specie di oracolo dell’avanguardia in un tempo e in uno spazio definiti quando il suo pensiero era cosmopolita, nulla a che vedere col nazionalismo. Era un repubblicano.
Vede il rischio di un revisionismo interessato?
Ignoranza e supponenza hanno prodotto un nulla con il fumo intorno. Niente di paragonabile a mostre in cui si sono cimentati altri interpreti del Futurismo come Carmelo Bene, Fabio Mauri e Pasolini.
Archiviata la grandeur iniziale, avrà un taglio ‘pop’ per bambini e non esperti.
C’erano altri modi anziché mettere insieme un costoso circo equestre di giocattoloni.
Aerei, motociclette e radio non hanno senso?
Sì, ma bisogna essere in grado. Nel 1991 a Roma feci la “La musa metallica di F. T Marinetti”: 8 mila metri quadri con tutte le radio Marconi, le macchine militari del Genio italiano fino al ‘42, incrociando oggetti e poemi di Marinetti e tutte le interrelazioni tra linguaggio e meccanica, tecnologia e invenzione, dove nasce l’intuizione lirica della materia.
Aprirà il giorno dell’anniversario di suo nonno, ci andrà?
Ci andrò ma solo l’ultimo giorno di apertura. Così come faceva Dalì per la torre Eiffel, ci andava tutti i giorni per non vederla più.