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 2024  ottobre 27 Domenica calendario

La chiesa con cervo dove non si sposa nessuno

«È tutta colpa del cervo». Anzi, delle sue grandi corna. D’altronde, come sostiene anche don Mario, da tre anni rettore della basilica di Sant’Eustachio, «le superstizioni non muoiono mai». È per questo che da anni non c’è più coppia che voglia pronunciare il fatidico «sì» nel gioiello barocco incastonato tra il Pantheon e piazza Navona. Lo sanno i prelati, lo raccontano i residenti e chi ama passeggiare in centro storico, calcando i sampietrini dell’omonimo rione e della piazza a pochi passi dal Senato: nessuno ha mai visto lanci di riso fuori da quella chiesa.Se gli aspiranti sposi bocciano a prima vista la basilica che porta il nome del martire quando devono scegliere dove celebrare il grande giorno, il motivo c’è. Ed è uno solo. Non è all’interno, dove i dipinti e le volte settecentesche che adornano le tre cappelle richiamano turisti e fotografi. Non dipende nemmeno dal grande dipinto in fondo alla navata, con la scena del martirio del santo e della sua famiglia, crudelmente fatti arroventare in un bue di bronzo. È all’esterno e si trova guardando in alto: in cima alla chiesa ecco la statua del cervo con la croce tra le corna, un prezioso esemplare del vasto “zoo di pietra” romano, simbolo dello storico rione e legato alla leggenda del generale Placido. È lui che dalla cima della basilica fa storcere il naso ai futuri sposi.«Sì, è tutta colpa del cervo. I romani dicono che chi si sposa traqueste mura è destinato alle corna. A me piace dire il contrario, ovvero che il cervo che secondo la leggenda convertì Eustachio mostrandogli la croce, le coppie invece le protegge. Insomma, chi si sposa qui ha un’immunità particolare», ironizza monsignor Mario Laurenti, 70anni. Che poi continua cercando di recuperare frammenti di memorie dal passato della basilica: «Penso sia sempre stato così. Non so se oggi più di ieri, ma questa è la chiesa che non celebra matrimoni. Io ne avrò celebrati due da quando sono qui. Uno di una bellissima coppiadi ultraottantenni, che non si ponevano di certo questi problemi. L’altro ad una coppia di giovani americani che ignoravano completamente il modo di dire ed erano affascinati dalla basilica. I matrimoni li celebro solo nelle altre chiese, mi piacerebbe farlo anche qui».Ma l’associazione è rapida e il pensiero corre veloce all’infedeltà di coppia, prima che al messaggio di fede che rappresenta quel cervo. Così, anche chi non è troppo scaramantico, alla fine ci casca: «Roma è piena di chiese, meglio evitare». Basta ascoltare Raffaele, 45 anni, che da ex residente del rione affezionato a questa chiesa, viene a farle visita quando può: «Se ti sposi qui, sei cornuto? Non ci credo, ma capisco chi ha questo pensiero. Peccato perché è davvero una chiesa elegante e con una lunga storia. Bella, ma non per un matrimonio. Me le immagino le foto all’uscita dalla chiesa con quell’ospite ingombrante».Cristina, 70 anni, invece scava tra i ricordi: «Anche il vecchio prete si lamentava di questo tanti anni fa». E continua: «È una cosa che si dice da sempre su questa povera basilica, non penso ora sia diverso. No, non mi ricordo di aver mai visto un matrimonio».Un’altra verifica, davvero rapida, si può fare online. La voce è infatti arrivata anche sul web e ora è dominio di tutti. Su Tripadvisor, quando si cerca Sant’Eustachio, compare la frettolosa recensione da tre stelle di un utente superstizioso: «Occhio alle corna».E così, tra le tante chiese del rione, i promessi sposi preferiscono guardare ai soffitti di Sant’Ignazio da Loyola e quelli di Sant’ Andrea della Valle, alla basilica di Sant’Agostino. Oppure vogliono Caravaggio e San Luigi dei francesi. Nulla da fare per la chiesa della piazza da cui il rione prende il nome. Meglio, soprattutto per gli scaramantici, una tappa per un caffè allo storico bar Sant’Eustachio.