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 2024  ottobre 27 Domenica calendario

La fabbrica dei dossier di Equalize

Milano – Una sterminata raccolta di informazioni riservate. Un mercato clandestino potenziale da milioni di euro, con centinaia di migliaia di accessi abusivi a banche dati teoricamente blindate. Una profilazione pressoché completa dei soggetti monitorati, con dati su conti correnti e situazioni patrimoniali, analisi fiscali e condizioni sanitarie, precedenti penali. Che confluiscono in report dove a volte il vero si mischia al falso per confezionare armi utili a faide tra gruppi industriali o ricatti familiari. Un’indagine «più sul punto di iniziare che di dirsi conclusa – promette il procuratore nazionale antimafia, Giovanni Melillo –. Un gigantesco mercato dei dati riservati, allarmante per la dimensione imprenditoriale dell’attività di acquisizione di dati riservati». Sul quale interviene anche il ministro della Giustizia Carlo Nordio: «Siamo sempre esposti al dossieraggio».Il sistema della vendita dei segreti vede il suo fulcro nella Equalize di via Pattari, la società di investigazione ora sotto sequestro, con sede a pochi metri dal Duomo di Milano, del presidente di Fondazione Fiera Enrico Pazzali, indagato, e dell’ex superpoliziotto Carmine Gallo, finito ai domiciliari. Il primo, manager vicino a Fratelli d’Italia, che ha portato in dote le enormi relazioni nel mondo delle professioni e della politica lombarda. Il secondo, nome celebre della squadra mobile milanese, con il suo background di rapporti con uomini delle forze dell’ordine e competenze nella gestione di archivi di polizia. Pazzali, scrive il gip Fabrizio Filice, «agiva per finalità di profitto oppure a scopo estorsivo e ricattatorio, per condizionare e influenzare all’occorrenza soprattutto i settori della politica e dell’imprenditoria, ovvero per danneggiare l’immagine dei competitor professionali e imprenditoriali». Come è accaduto nel2022 per l’ex sindaca di Milano Letizia Moratti, candidata alle Regionali contro Attilio Fontana, «soggetto a lui politicamente legato», estraneo all’indagine.Quattro soggetti ai domiciliari, parte di quel «cuore pulsante – come scrive il gip – dell’associazione di via Pattari». Oltre 60 indagati, da un lato esperti informatici e appartenenti a polizia e carabinieri che fornivano le informazioni; dall’altro professionisti, manager d’impresa e imprenditori che beneficiavano dei report. Tra questi Leonardo Maria Del Vecchio, uno dei figli del fondatore di Luxottica, il suo braccio destro Marco Talarico, il banchiere Matteo Arpe col fratello, l’ad di Banca Profilo Fabio Candeli, quattro manager di Erg e uno di Barilla. Bucate le più importanti banche dati nazionali: lo Sdi delle forze di polizia con la storia penale degli italiani; Serpico, con i dati dei contribuenti; l’Inps, con le informazioni previdenziali; Anpr, l’anagrafe del ministero dell’Interno che custodisce le informazioni delle pubbliche amministrazioni e l’applicativo delle Sos, le “Segnalazioni su operazioni sospette”. Un «numero incalcolabile di accessi abusivi», ha ribadito il procuratore Viola, alimentato anche da riprese clandestine, audio rubati, intercettazioni di mail e chat, raccolta di tabulati telefonici e geolocalizzazioni sui telefonini. «Dalle imputazioni e dall’esito negativo della perquisizione, Del Vecchio sembrerebbe essere persona offesa – dice il suo avvocato Maria Emanuela Mascalchi –. Altri sarebbero i responsabili dei reati ipotizzati». «Per Arpe si è trattato di un incarico professionale della famiglia – commenta il suo legale Davide Steccanella – limitato a una vicenda privata successiva alla scomparsa del padre».