Corriere della Sera, 27 ottobre 2024
Sinner si prepara con racchette nuove
Una settimana fa metteva in valigia sei milioni di dollari, i salamelecchi agli emiri di Riad e una preziosa vittoria su Carlos Alcaraz, che spezzava l’inerzia negativa nella stagione dei tre kappaò con l’arcirivale. Poteva stare tranquillo a Montecarlo, minimizzando il rischio di infortuni, tra gli allenamenti sul veloce del Country Club e qualche rara ora di relax. Ma non sarebbe Jannik Sinner.
Ieri, infatti, il numero uno è riapparso a Parigi, sponda Bercy, l’indoor che (ancora) non ha mai graffiato: «Avevo voglia di giocare qui, dove non mi sono mai espresso al meglio». Di concerto con i suoi coach – per il gran finale di stagione il team del rosso riacquista la saggezza di Darren Cahill, l’australiano che quando esplose il caso clostebol rinunciò a tornare in Australia per stargli vicino —, ha optato per un allenamento attivo: trattare il Master 1000 parigino, l’ultimo della stagione (tre su otto, fin qui, se li è annessi lui), come un cantiere aperto e in movimento verso le Atp Finals di Torino, che lo aspettano per la consacrazione. Significa prevedere che altri cinque match si aggiungano al bottino di 74 partite giocate nel 2024, 71 Atp più le tre di Six Kings a Riad, 65 vinte, perché ormai è chiaro che in fondo ai tornei, al netto di eventi eccezionali tipo il calo di pressione di Wimbledon che con il senno di poi ha tutte le caratteristiche dell’attacco di panico dopo una notte insonne a rimuginare sulla tempesta doping, Sinner ci arriva. E d’altronde fu la razionale prudenza con cui lo gestiva Piatti, a fronte di una matta voglia di tornei, uno dei motivi di quel divorzio.
Gli allenatori lo assecondano, il n.1 sa come gestirsi, dieci anni fa veniva via da casa per inseguire un sogno diventato realtà. Ed eccolo a Parigi, al cospetto di un tabellone terribile, per tenere vive le sensazioni che a Torino, tra due settimane, gli serviranno come il pane. Il mancinismo esasperato di Shelton al primo turno, la rotta di collisione con Fritz già maltrattato all’Open Usa, il sempre temibile Zverev, Medvedev ancora tu non dovevamo vederci più, in finale il solito Alcaraz. Arrivare alle Finals con il primo successo stagionale buono per gli annali sul n.2 del ranking, al di là della feroce esibizione di Riad, sarebbe un’ottima ragione per aver scelto di spolmonarsi sulla rive droite. Con la classifica blindata fino a fine anno, inoltre, la trasferta parigina potrebbe avere un senso tecnico: in settimana, a Montecarlo, Jannik ha provato delle nuove racchette, Head tinte di nero, in vista della prossima stagione. Allo studio un modello customizzato, probabilmente. Agli uomini del marchio presenti a bordo campo, pare che il giocatore abbia chiesto di rendere i modelli indistinguibili, di modo da potersi basare nella scelta soltanto sulle sensazioni. Il prescelto potrebbe essere stato camuffato da «solita» Head per essere testato in torneo. Jannik fa il vago: «A livello mentale mi sento bene, i passi per arrivare al meglio alle Finals sono giusti: Torino resta il mio obiettivo stagionale».
Musetti perde in semifinale a Vienna, Berrettini si separa da coach Roig, ma il tennis sinnercentrico aspetta Jannik in Italia. L’ansia cresce. Briciole di pazienza, e ci siamo.