Corriere della Sera, 27 ottobre 2024
Johnny Depp alla festa di Roma con poche fan
Roma – Johnny Depp è l’unico vero divo della Festa del cinema e arriva in chiusura, macchiata dalla polemica per il futuro distacco forzoso della sezione Alice nella città; quanto alla gara, vince Bound in Heaven della cinese Huo Xin, migliore attore Elio Germano per il suo Berlinguer.
La star considerata tra le più sexy anche ora che di anni ne ha 61, si presenta con due lunghi ciuffi di capelli ai lati, gli anelli d’argento alle dita, le scarpe bianche rialzate con delle zeppe che solo un americano può portare, un bicchierone che non è d’acqua, la camicia aperta sul petto con Gesù tatuato, lui che farà Satana nel film di Terry Gilliam. Prende il premio alla carriera e si presenta col suo film un po’ italiano perché il protagonista è Riccardo Scamarcio. Si intitola Modi, come il soprannome che Picasso e altri avevano dato ad Amedeo Modigliani, il pittore livornese.
Siamo tre giorni con lui, a Parigi dove vive negli stenti, nel 1916, ubriacone e cittadino della notte. È in fuga dalla polizia per una banale rissa in un ristorante dove brandisce una baguette come un moschettiere sperando di infilzare un generale. «Lui è il mio alter ego, ci ho messo tanto di me, anche a me non frega niente del successo, non accetto compromessi e non sono mai stato un lacchè, ora poi sarei troppo vecchio per diventarlo», dice Johnny il bello, che si materializza nel pomeriggio dopo aver dato buca alla conferenza stampa per il ritardo dell’aereo dalle Bahamas, e stasera è da Fazio in tv.
Intanto si struscia verso Antonia Desplat, attrice del suo film, e fuori urlano le fan, non tante, hanno dai 30 in su. «Sono miei parenti», sorride. Per Modigliani ha immaginato le persone che gli sono care, fa un elenco un po’ confuso e naïf, come il film, decorativo e leggero come un acquerello: Dylan e Ginsberg, Rimbaud e Tom Waits, e Kerouac e Patti Smith. «Oggi non c’è più spazio per i bohèmien. È una storia di arte e rifiuto, sporcizia, bellezza, orrore».
Lui e Modigliani, così simili, a parte il conto in banca, paradigmi dell’artista geniale e dannato. Angeli caduti (ma Depp dopo il divorzio da Amber Heard che gli spegneva le sigarette in faccia si è rialzato eccome) hanno esorcizzato i propri demoni nell’alcol. Johnny però nei modi si presenta sobrio e gentile, e parla con un soffio di voce. Modigliani invece è rimasto sospeso nel vuoto, a testa in giù, esaltando la retorica dell’artista eccentrico e selvaggio, imprevedibile e indefinito.
Modi in francese suona come maudit, maledetto. E Modigliani la maledizione va sempre a cercarla; smarrito e autodistruttivo, si mette nei guai con la stessa facilità con cui si attacca alla bottiglia.
Sullo sfondo la Prima guerra, si parla spesso di morte, Johnny come lo vedi l’aldilà? «Una volta pensavo fosse solo terra e vermi, ora credo che chi se ne va pianta dei semi e ci lascia qualcosa». Il pittore cerca di vendere le sue tele al collezionista Gangnat (Al Pacino), che non le apprezza, le trova «deprimenti». Così lui le crea e le distrugge per sottrarsi ai giudizi. Il commento di Scamarcio: «Mi ero detto: non può essere che il protagonista di un film di Depp sia io e il comprimario Al Pacino. Sono stato a casa sua a L.A., voleva che ci conoscessimo, lui è uno dei motivi per cui ho deciso di fare l’attore».
Il pittore entra nell’ostello degli artisti con aria aristocratica, infagottato in un cappotto logoro come la borsa a tracolla. È passionale, generoso anche quando non ha un franco in tasca. Un seduttore che fa piedino sotto il tavolo, che beve senza regole né limiti, che cerca la gloria senza aderire alle avanguardie, dipinge sagome semplificate e primitive come antichi idoli africani e da una statuetta non vuol separarsi, almeno prima di gettarla nella Senna.
Farà la fame fino all’ultimo. Johnny, e lei si è mai sentito non capito? «Mi capita ogni volta. Penso a quando per Edward mani di forbice la Fox voleva Tom Cruise al posto mio, o quando per la saga dei Pirati i capi della Disney prima di togliermela dicevano che ero fuori di testa, drogato, ubriaco. E, con fare omofobo, gay. E io rispondevo che tutti i miei personaggi sono gay. Ma l’ultima cosa che posso fare è lamentarmi di ciò che ho avuto. Certo se diventassi normale sarei un bello str…».