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 2024  ottobre 27 Domenica calendario

Intervista a Carlo Nordio su hacker e intercettazioni

Dati rubati? «Non siamo al sicuro. Gli hacker sono più avanti». Dossieraggi sul governo? «Ci sono stati, su politici di alta caratura». Le intercettazioni? «Meglio diminuirle spendere meno in trojan e più per alta tecnologia». «Separazione delle carriere? «Nessun margine di trattativa, ma mai pm sottoposti all’esecutivo». Nel giorno in cui deflagra l’ultima inchiesta, il ministro Carlo Nordio, collegato con il festival CasaCorriere, nel talk con Fiorenza Sarzanini, lancia l’allarme sui dati spiati.
Ma ministro, il quadro è davvero così preoccupante?
«Estremamente. Come emerso da inchieste passate e, temo, altre che verranno».
Perché ?
«Gli hacker hanno violato persino il Cremlino. Lo hanno fatto in tutti settori, a cominciare dalla bioetica. C’è un gap da colmare tra le capacità criminali, le nostre dotazioni tecnologiche e la normativa. Dobbiamo allinearci anche lavorando di fantasia».
Che c’entra la fantasia?
«Prevedere anziché inseguire le loro mosse. La captazione dei dati non è nulla rispetto al vero pericolo imminente: la manipolazione con l’intelligenza artificiale creerà fake news capaci di fare grande danno».
Crede al complotto in atto contro il governo?
«Da quanto si è potuto capire è stato fatto un dossieraggio mirato nei confronti di personalità di alta caratura politica. Non nei miei, perché conto poco. D’altronde non ero neanche nelle intercettazioni di Palmara: forse contavo poco anche come magistrato. Certo esiste un indirizzo e una regia e quindi è giusto parlare di complotto».
Lei nega che ci sia pressione del governo sui magistrati. Ma accetterà modifiche sulla separazione delle carriere?
«Separazione delle carriere e riforma Csm erano nel nostro programma. Ho il dovere di portarle avanti. E auspico ci sia il referendum. La separazione c’è in Paesi dove è nata la democrazia come Usa e Gb. E non intacca l’indipendenza».
Per i magistrati dell’Eaj (l’Associazione europea delle toghe, ndr) sì.
«Rispettabilissima associazione, ma non ha rilievo istituzionale. Comunque chi vede nella riforma una pressione del governo sbaglia: è un atteggiamento incomprensibile e irrazionale».
Il conflitto però c’è.
«Se si parla di confronto anche aspro, ricordo che i primi a scagliarsi contro il governo sono stati i magistrati e l’Anm non è intervenuta. In un qualsiasi Paese libero e democratico le affermazioni di un giudice che valuta la premier come persona pericolosa darebbero scandalo. Sarebbero giudicate indecenti».
Il giudice Paternello le ha espresse in un’opinione articolata in una chat di colleghi e lei ha annunciato un’ispezione. Non ne aveva il diritto?
«Non l’ho annunciata. Ho detto valuteremo. Detto questo persino il presidente Anm Santalucia ha detto poi che era un termine”inadeguato”: elegante e spiritoso eufemismo. Violante con più realismo l’ha definito “grave”».
Mattarella chiede di abbassare i toni.
«Da ministro ed ex magistrato sono il primo ad auspicarlo. Nel governo, a cominciare da Giorgia Meloni, cerchiamo solo di lavorare in tranquillità, e nessuno vuole lo scontro. Certo se un magistrato definisce pericoloso il presidente del Consiglio eletto dagli italiani, e viene difeso da alcuni colleghi, l’atmosfera diventa assai tesa».
E quindi?
«Ben contento che Santalucia abbia cambiato posizione su quelle parole. Riceveremo tra poco l’Anm. Parteciperò, invitato, al congresso di Md. Ma per l’armonia occorre essere in due».
Lei però aveva definito «abnorme» la decisione del Tribunale di Roma sui Paesi sicuri. Ora cosa cambierà?
«L’elenco dei Paesi sicuri viene riportato in una norma primaria perché sta agli Stati e non ai giudici definirlo. Attenzione: il concetto è stato ribadito dalla giudice della Corte europea Lucia Rossi, secondo la quale quella sentenza “non è stata capita”. È la riprova che era stata citata a sproposito. Per questo avevo usato la parola “abnorme”»
Ma se i giudici riterranno la nuova norma in contrasto con le direttive europee non devono disapplicarla?
«In teoria quando è in manifesto contrasto con la direttiva europea possono. Ma non è certo il caso di specie: lo Stato sicuro lo definiscono gli Stati».
La giudice Albano oggetto di critiche ha ricevuto minacce. Vi sentite in colpa?
«Prima o poi tutti i protagonisti di inchieste, magistrati, avvocati, anche giornalisti, ricevono minacce. Talvolta da delinquenti, più spesso da imbecilli. Quando indagavo sulle Br era quasi normale. A tutti, compresa Albano, va solidarietà e l’attenzione per protezione adeguata».
Sulle intercettazioni ascolterete i magistrati?
«Siamo apertissimi. La mia idea è che i delinquenti parlino attraverso sistemi satellitari che noi non riusciamo ad intercettare. Preferirei che le poche risorse venissero impiegate meno per intercettazioni a strascico di telefoni e trojan che finiscono spesso nel nulla e più sui sistemi costosissimi per intercettare la criminalità organizzata».