Corriere della Sera, 27 ottobre 2024
Ritratto di Carmine Gallo, ex poliziotto arrestato
Milano – Per anni è stato l’uomo delle operazioni impossibili: trovare un confidente, portare a casa un sequestrato, scovare una traccia tra le case «mute» di San Luca il giorno dopo la strage di Duisburg del 2007.
Quella volta con lui c’erano dirigenti di polizia poi arrivati ai vertici del Viminale. Si finsero reporter di una tv straniera. Un «amico» alla Rai fornì telecamera di copertura, cavi e microfoni. La troupe più improbabile sulle pendici d’Aspromonte riuscì nell’impresa: entrare in una casa sotto agli occhi di mille telecamere senza essere vista. Incontrare chi doveva dare la dritta e sparire. Pochi mesi dopo una nota riservata indicava i nomi dei killer.
Carmine Gallo, 65 anni, originario di Gragnano (Napoli), una vita a Milano e in polizia, per tre decenni è stato il «superpoliziotto Gallo». E non solo perché era stato l’artefice del pentimento di Saverio Morabito, il più importante collaboratore ai tempi dei sequestri di persona, ma perché la sua specialità era arrivare sempre a un passo dall’abisso. Rischiare, muoversi in punta di piedi sul precipizio. Come quando, per la liberazione di Alessandra Sgarella rapita nel ‘97 a Milano, trattò direttamente con alcuni dei più importanti capi della ‘ndrangheta. Fu un sequestro avvenuto fuori tempo massimo. La ’ndrangheta aveva abbandonato i rapimenti per il lucroso traffico di cocaina. Più un problema che un affare per i boss. E quella era stata la leva. Il rischio? Che le cosche decidessero di risolvere il problema eliminando l’ostaggio. Non fu così. A trattare, disarmato, in un anonimo appartamento di Platì, c’era Gallo. Solo. Senza paracadute.
L’immagine del superpoliziotto Carmine Gallo è quanto di più distante si possa immaginare leggendo le migliaia di pagine degli atti dell’inchiesta che da venerdì l’ha costretto ai domiciliari per associazione a delinquere finalizzata all’accesso abusivo ai sistemi riservati e a una serie di altri reati. «Una persona spregiudicata e senza scrupoli», «tentacolare», lo definisce il pm De Tommasi: «Ha le “mani in pasta ovunque” e intrattiene rapporti con diverse personalità di rilievo, oltreché con diversi soggetti pregiudicati, anche per associazione mafiosa». Secondo la Procura «è addirittura pronto a scendere a patti con esponenti della criminalità milanese per ottenere un posto auto di rappresentanza allo stadio da riservare ai clienti». Con il proposito di «contattare a tal fine Vittorio Boiocchi», ex capo ultrà interista, «nelle more ucciso a colpi d’arma da fuoco».
Per chi lo conosceva da anni, quell’abito grigio da imprenditore della sicurezza, esperto di «reputational risks», con ufficio vista Duomo, era quasi una nota stonata. Gallo era uomo da prima linea, a volte in mimetica, spesso con le scarpe piene di terra. Era andato in pensione dalla polizia nel 2018. Poco prima una condanna a due anni (con la non menzione) per i rapporti con un confidente-collaboratore che faceva il doppio gioco. L’ultimo incarico come vicedirigente a Rho-Pero, il commissariato dove nel 2015 aveva gestito la sicurezza di tutti i capi di Stato arrivati a Milano per Expo. Compresa Michelle Obama.
Ruolo insolito per un sostituto commissario. Eppure venne scelto proprio per la sua esperienza, la capacità di improvvisare. Come quando alle prese con il delitto Gucci riuscì a incastrare la ex moglie Patrizia Reggiani. Colpi di genio della sua anima campana, come l’accento mai perso per strada. Per il pm della Dda Francesco De Tommasi, Gallo è l’ideatore insieme all’hacker Samuele Calamucci, del sistema «Beyond», un database esplosivo. Dentro, camuffati tra notizie «acquisite da fonti aperte», articoli di giornale e «dati presi sul luogo», la sua Equalize srl – aperta con l’ad di Fondazione Fiera, Enrico Pazzali, conosciuto proprio nella sua esperienza a Rho – custodiva report preconfezionati per aziende e imprenditori. Bastava abbonarsi.
Lì dentro c’erano le informazioni riservate dello Sdi, l’archivio della polizia, delle banche dati Inps e del Fisco, dall’anagrafe. Tutto ciò che solo un gruppo ristretto di funzionari dello Stato poteva avere. Oro nel mercato nero delle informazioni, tanto che la società in pochi anni aveva «sbaragliato la concorrenza». Unica ad offrire servizi così affidabili: «Impazziscono se fanno così...», diceva Gallo a proposito dei clienti a cui veniva mostrata la versione demo. Il timore di Gallo e Calamucci è però che il sistema venga usato da Pazzali per scaricare «troppi» report «per gli amici»: «Se li vende gratis, questo è il problema».